Premessa
L’argomento trattato in questi giorni in aula si sarebbe dovuto concludere la scorsa settimana ma, per mancanza del numero legale nella giornata di Venerdì, è stato trascinato in avanti a questa settimana che avrebbe dovuto essere di chiusura per la campagna elettorale delle elezioni europee. Valgono le considerazioni generali della nota precedente sul clima pre-elettorale che enfatizza la polemica e scolora il merito.
Misure urgenti per l’emergenza abitativa
Abbiamo votato contro questo provvedimento che, nonostante il titolo, ha affrontato in modo molto parziale l’emergenza abitativa del Paese la cui gravità è resa evidente da numeri molto significativi. In Italia 2,5 milioni di famiglie pagano un canone che è superiore al 40% del proprio reddito e 4 milioni e 500 mila persone si trovano in forte disagio abitativo, nonostante il paradosso di circa 3 milioni di case vuote. A ciò occorre aggiungere che alla sovrabbondanza di alloggi non corrisponde una significativa discesa dei loro prezzi di mercato. Molto dipende dal difficile accesso al credito che la crisi ha esasperato. Il decreto quindi contiene alcuni aspetti positivi anche se timidi e non all’altezza dei problemi reali e delle emergenze aperte sulla casa. Prova a inserire misure per far incontrare domanda e offerta ma lo fa cercando di rendere i proprietari più sicuri di poter disporre dei propri immobili, non considerando che questo potrà aumentare la disponibilità delle case in affitto ma non produrrà automaticamente una discesa dei prezzi. La riduzione della cedolare secca per gli affitti a canone concordato ad esempio rischia di agire solo per l’emersione del nero. Senza una revisione degli accordi comunali sul canone concordato il rischio è che a un investimento tanto impegnativo per le casse dello Stato non corrisponda una diminuzione dei canoni di affitto. L’Italia si attesta tra le ultime posizioni a livello di edilizia residenziale pubblica in Europa (4% rispetto ad una media europea del 20). E’ chiaro dunque che senza un investimento straordinario in edilizia residenziale pubblica non risolveremo il drammatico bisogno abitativo delle famiglie monoreddito, dei lavoratori precari, delle famiglie monogenitoriali, di giovani, anziani, di quelle fasce di popolazione per cui la disponibilità di un alloggio fa la differenza fra la possibilità di una vita dignitosa e la povertà estrema. All’interno del decreto è stata inserita la così detta norma anti-occupazioni, con cui si prevede (senza alcuna distinzione per il tipo di occupazione) il divieto di concessione e di residenza e ai servizi essenziali a chi occupa, coinvolgendo anche ad esempio gli inquilini sotto sfratto. Una norma terribile che nega il diritto alla residenza, che viene spacciata come misura di contenimento alle occupazioni ma che in realtà renderà ancora più disperata la vita dei disperati, perché senza residenza viene meno l’esercizio di diritti fondamentali come l’iscrizione a scuola dei bambini.
La dichiarazione di voto sul voto di fiducia è stata fatta da Ileana Piazzoni. La dichiarazione di voto finale è stata fatta da Martina Nardi.