Premessa
Nella settimana alla Camera è stata approvata la legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione che ora torna al Senato per l’approvazione definitiva. Si tratta di una riforma importante invocata vanamente da anni, dalle persone e dalle imprese perché la burocrazia e l’assenza di trasparenza hanno nel tempo ostacolato l’esercizio di diritti, frenato la competitività del paese e hanno rappresentato lo scudo ideale per corruzione, opacità e malaffare. La riforma della PA insieme al codice degli appalti – approvato in prima lettura al Senato – e agli interventi contro la corruzione rappresentano da questo punto di vista una svolta. Oggi la riforma sta per essere approvata favorita da una volontà politica determinata e da nuove grandi possibilità consentite dall’ innovazione e dalla rete.
La ministra Madia si è impegnata ad aprire la discussione sul rinnovo dei contratti pubblici nella legge di stabilità: era stato un impegno preso prima del parere della Consulta. Diventa più stringente dopo. Ma soprattutto serve investire sul valore del lavoro pubblico per rendere efficace la riforma. Bistrattati e mortificati per anni, bloccati nel Turnover, chiamati “fannulloni” da Brunetta, considerati bacino clientelare di voti, oggi gli operatori della pubblica amministrazione hanno diritto di aspettarsi riconoscimento e valorizzazione. Anche attraverso il rinnovo del contratto.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92, recante misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l’esercizio dell’attività d’impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (A.C. 3210) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali)
Le questioni pregiudiziali presentate da Sel e M5S interessano due punti del decreto-legge: le disposizioni che assicurano la prosecuzione, per un periodo determinato, dell’attività produttiva degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale interessati da un provvedimento giudiziario di sequestro dei beni; la garanzia che le misure, anche di carattere provvisorio, volte ad assicurare la prosecuzione dell’attività produttiva dei medesimi stabilimenti, siano adempiute secondo condizioni e prescrizioni contenute in un apposito piano, a salvaguardia dell’occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente. Le due questioni riguardano, innanzitutto, la violazione del principio della separazione dei poteri nella forma dell’ingerenza del potere legislativo nelle determinazioni di quello giurisdizionale. Entrambe le questioni affermano che l’intervento normativo viola la Costituzione perché l’Esecutivo scavalcherebbe quanto disposto nei mesi scorsi dall’autorità giudiziaria, introducendo norme che consentono la prosecuzione della produzione anche in presenza di un provvedimento di sequestro. Le pregiudiziali sono state respinte. La modifica di una legge penale comporta che fatti che sono penalmente rilevanti in un determinato momento storico non lo siano in seguito per una diversa scelta operata dal legislatore. In questa prospettiva, il legislatore non sta scavalcando l’operato della magistratura, ma sta esercitando il potere legislativo che gli è conferito dalla Costituzione, disciplinando in modo diverso dal passato talune singole condotte. Nel merito, l’intervento del Governo mira a realizzare un migliore e più corretto bilanciamento tra due valori egualmente protetti dalla Costituzione: il diritto alla salute, tutelato dall’articolo 32, e la libertà di iniziativa economica, garantita dall’articolo 41; un bilanciamento che il legislatore ordinario è chiamato ad individuare e il giudice ad applicare.
Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato) (A.C. 3098-A)
Tre sono le parole d’ordine che caratterizzano questa legge: efficacia, efficienza e semplificazione. Oggi i cittadini vedono la pubblica amministrazione come ostile e inefficiente, spesso inutile o addirittura dannosa. La riforma coglie alcune questioni cardine su cui sarà possibile impiantare un modello più avanzato, più snello e, soprattutto, più rispondente ai bisogni dei cittadini e delle imprese. Si spazia dalla riorganizzazione dell’amministrazione statale e della dirigenza pubblica, al potenziamento della digitalizzazione, dalla semplificazione dei procedimenti amministrativi alla riorganizzazione delle camere di commercio, alla razionalizzazione dei controlli del territorio e degli uffici territoriali di Governo. Alcune delle modifiche principali: Anche i vertici diventano licenziabili, nei casi in cui saranno valutati negativamente i dirigenti potranno essere mandati via con la possibilità però di chiedere di essere demansionati. Gli incarichi non saranno più ‘a vita’. Quando scatta un’azione disciplinare non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, la pratica dovrà essere portata a termine senza escludere il licenziamento. Le funzioni di controllo e le risorse su assenze e malattie passano da Asl a Inps. Il ddl pone le basi per l’accorpamento della Forestale in un’altra forza (con tutta probabilità i Carabinieri). Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze, dando spazio al merito. Verranno ridotte le partecipate e, per quelle che gestiscono servizi pubblici, si prevede un numero massimo di ‘rossi’ dopo cui scatta la liquidazione. Si apre anche al commissariamento. Si va verso un dimezzamento delle camere di commercio e un taglio netto delle prefetture, quel che ne rimarrà andrà a finire nell’Ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra P.A. periferica e cittadini. Si farà piazza pulita degli uffici doppioni tra ministeri e Authority. Vengono dimezzate le pratiche per le grandi opere, al fine di semplificare ed accelerare, fino al dimezzamento dei tempi, le operazioni in caso di rilevanti insediamenti produttivi, opere di interesse generale o di interventi con effetti positivi sull’occupazione. Arriva la ‘carta della cittadinanza digitale’, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online. A guidare la svolta digitale ci penserà un dirigente ad hoc. Tutti avranno il diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della P.A. Lo scopo è quello di spalancare gli archivi pubblici, anche se restano dei paletti, così da rendere possibile un controllo a 360 gradi anche sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Viene introdotto il numero unico per le emergenze. Basterà chiamare il 112 per chiedere aiuto in ogni circostanza. L’idea è quella di realizzare centrali in ambito regionale che, raccogliendo la richiesta, siano in grado di smistarla al servizio interessato. Si apre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione. Si va infatti verso un’unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto. Avanzamenti anche su maternità e genitorialità: tutte le informazioni verranno fornite sin dalla nascita. Spesso infatti, le misure di sostegno alla maternità e alla genitorialità non sono conosciute al punto che i fondi disponibili, sia nazionali, sia locali, non sono utilizzati del tutto. Per ovviare a questo problema il provvedimento prevede che al momento della denuncia all’Anagrafe della nascita di un figlio il genitori siano informati dei propri diritti, servizi e misure di sostegno erogati da Stato, Regioni ed Enti locali, attraverso una specifica banca dati.