Premessa
– La riapertura dei lavori parlamentari è avvenuta in un contesto politico fortemente segnato, in Italia e in Europa, dalla discussione sull’accoglienza nei paesi europei di persone in fuga da violenze e guerra. Della dimensione geopolitica del tema abbiamo già parlato in molte delle Note precedenti. Oggi però c’è un fatto nuovo. Finalmente l’Europa dopo nuove e immani tragedie sembra cambiare approccio e recuperare lo spirito europeo, quell’umanità che è a fondamento della sua stessa esistenza: è stato l’obiettivo per il quale il governo italiano si è battuto con caparbietà senza rinunciare a salvare vite umane e all’accoglienza, anche in anni in cui l ‘Italia è stata lasciata sola.
Con orgoglio lo possiamo rivendicare nonostante la speculazione politica della Lega che cavalca le paure delle persone aggravate dalla crisi economica o le penose solidarietà di Grillo al governo ungherese, che evidentemente non hanno attecchito dato che oggi tantissimi uomini e donne, scalzi, hanno deciso di scendere in piazza in solidarietà coi migranti.
– La discussione politica continua ad essere molto aspra nel Partito Democratico sulle modalità di selezione dei senatori del Nuovo Senato delle Autonomie. Anche di questo abbiamo già a lungo trattato in molte Note precedenti. E di per sè anche questo è un fatto politico: perché la democrazia è capacità di scelta e assunzione di responsabilità soprattutto di fronte ad un paese che chiede chiarezza di direzione di marcia sul l’uscita dalla crisi.
– Alla Camera il primo provvedimento votato è stata una legge che riguarda procedure per l’erogazione dei rimborsi ai partiti. Molto fumo sull’argomento è stato sparso e molti fiumi d’inchiostro alimentati dal M5stelle che dell’aggressione alla funzione del Parlamento e alla politica fa la sua bandiera: coprendo in questo modo anche verità semplici come l’inesistenza di uno loro statuto e di un loro bilancio certificato.
La legge Boccadutri sana una situazione d’emergenza dai complicati risvolti tecnici che vanno spiegati in dettaglio (vedi punto specifico più avanti) così come va ripristinata la verità. E’ stata approvata in questa legislatura – perché fortemente voluta dal partito democratico – la legge che prevede la fine del finanziamento pubblico ai partiti a partire dal 2017. La gradualità prevista dalla legge è dovuta alla necessità di pagare creditori esterni e dipendenti consentendo ai partiti di riorganizzarsi e prevede regole precise per ottenere le tranche previste fino al 2017. Si tratta di regole di trasparenza: il deposito degli statuti e dei bilanci certificati e supportati da apposita documentazione, che i partiti devono obbligatoriamente depositare e rispettare per ottenere i finanziamenti. La commissione prevista dalla legge che aveva il compito di revisionare i bilanci (nel caso del partito democratico comunque già certificato da parte di una società di revisione iscritta in albo Consob) poco tempo prima della scadenza ha dichiarato di non avere la possibilità di eseguire i controlli per mancanza di personale. Questo ha creato una situazione di emergenza risolta appunto dalla presente legge che prevede: che in futuro la Commissione abbia un organico integrato da funzionari dei diversi ministeri e che in questa fase ci sia l’erogazione del finanziamento anche senza la revisione della commissione. Per amor di verità il Movimento 5 stelle non avendo ne uno Statuto ne un bilancio pubblico, non avendolo quindi depositato e non essendo a disposizione della commissione, non ha rinunciato al finanziamento. Semplicemente non ne aveva diritto.
-Sono stati approvati nel corso della settimana:
– Proposta di legge: Commissione di garanzia degli statuti e trasparenza e controllo dei rendiconti dei partiti politici (A.C. 2799-A)
– Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2015 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2015 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell’Unione europea (Doc. LXXXVII-bis, n. 3-A)
– Disegni di legge di ratifica
Proposta di legge: Commissione di garanzia degli statuti e trasparenza e controllo dei rendiconti dei partiti politici (A.C. 2799-A)
Trattandosi di questioni molto tecniche, è opportuno ricostruire le vicende che hanno portato la Camera dei deputati, nella seduta del 9 settembre 2015, ad approvare questo provvedimento.
Nel giugno del 2014 il Partito democratico consegna il bilancio del 2013 corredato da certificazione da parte di una società di revisione iscritta in albo Consob.
Ad ottobre del 2014 la Commissione di controllo si dimette in blocco senza esplicitare formalmente una propria interpretazione della norma, che verrà fatta poi dalla successiva.
Nel marzo del 2015 viene nominata una nuova Commissione, dopo che i Presidenti delle Camere avevano immediatamente sollecitato le magistrature ad indicare i nuovi nomi.
Nel mese di aprile 2015 la Commissione interpreta estensivamente il primo periodo del comma 5 dell’art. 9 della legge n. 96 del 2012:
«5. Nello svolgimento della propria attività, la Commissione effettua il controllo anche verificando la conformità delle spese effettivamente sostenute e delle entrate percepite alla documentazione prodotta a prova delle stesse.»
nel senso che la parola “anche” invece che essere intesa quale eventualità di approfondimento di parti del bilancio, viene interpretata come necessaria – a prescindere – su tutto il bilancio.
Di fatto la Commissione interpreta di dover effettuare la verifica duplicando l’esame svolto dalla società di revisione.
Sulla base di tale interpretazione quindi la Commissione chiede, il 14 aprile 2015, ai partiti di integrare i bilanci con tutta la documentazione.
Tale interpretazione viene quindi comunicata ai partiti dopo un anno dalla consegna dei bilanci sui quali andava fatto il controllo.
Nel mese di maggio 2015, i partiti inviano tutta la documentazione richiesta a supporto dei bilanci 2013. E solo a quel punto la Commissione prende atto di non poter fare il controllo – nel caso del PD si tratta di 127 faldoni – secondo la propria interpretazione estensiva e scrive ai presidenti delle Camere per informarli di non riuscire ad effettuare i controlli previsti.
Se solo la Commissione avesse chiesto subito i documenti relativi al 2013 avrebbe avuto un anno per effettuare le verifiche.
Intanto nel mese di giugno i partiti consegnano il bilancio 2014 corredato sempre di certificazione contabile.
Il provvedimento approvato ieri, nel rispetto dell’autonomia della Commissione, non interviene nell’interpretazione estensiva del comma 5, che riguarda appunto una modalitàdel controllo che quindi varrà sui bilanci 2015. È “intatto”infatti il controllo che viene comunque svolto ai sensi del comma 4 dell’art. 9 della legge n. 96 del 2012:
«4. La Commissione effettua il controllo di regolaritàe di conformità alla legge del rendiconto di cui all’articolo 8 della legge 2 gennaio 1997, n. 2, come da ultimo modificato dal presente articolo, e dei relativi allegati, nonché di ottemperanza alle disposizioni di cui alla presente legge.»
Quindi per ricapitolare:
- non è vero che i bilanci non avranno il controllo della Commissione, infatti il comma 4 rimane, ed i bilanci verranno controllati e valutati;
- non è vero che si ripristina il finanziamento pubblico;
- non è vero che l’ammontare della rata del 2015 è di 45,5 milioni ma è di circa 25 milioni.
Un passaggio sulle argomentazioni del M5S èdoveroso, visto come stanno strumentalizzando l’approvazione di questa legge.
- Lo statuto del M5S non è mai passato al vaglio della Commissione come prevede la leggen. 13 del 2014 (legge che ha convertito il decreto legge n. 149 del 2013).
- Il deposito del bilancio è richiesto a prescindere dalla effettiva riscossione dei rimborsi, insomma quale requisito a se stante di trasparenza della politica, vedi art. 9 primo e quarto comma legge 96 del 2012. Nessuna documentazione richiesta dalla legge èstata presentata dal M5S: alla faccia della trasparenza da loro stessi invocata, che vale però solo per gli altri.
Sono stati approvati i seguenti disegni di legge di ratifica
Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese (Approvato dal Senato) (A.C. 2620); Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull’autorizzazione all’esercizio di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari (Approvato dal Senato) (A.C. 3056); Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile (Approvato dal Senato) (A.C. 3155); Accordo tra il Ministro dell’interno della Repubblica italiana e il Ministro dell’interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l’esecuzione di operazioni congiunte di polizia (A.C. 3085); Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino(Approvato dal Senato) (A.C. 3157); Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino (Approvato dal Senato) (A.C. 3157)
Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2015 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2015 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell’Unione europea (Doc. LXXXVII-bis, n. 3-A)
L’Unione Europea oggi ha davanti enormi sfide che comportano enormi responsabilità: i flussi migratori che incessanti si dirigono verso i Paesi dell’Unione ci dicono chiaramente che siamo di fronte alla costruzione di un nuovo ordine mondiale e che in questo l’Europa e i suoi valori fondativi hanno un ruolo determinante. La crisi politica dell’Europa apre quindi una nuova sfida: quella di ridare slancio ad una nuova Europa economica e politica, di puntare nuovamente su una Costituzione europea e sugli stati uniti d’Europa, di arrivare ad un diritto d’asilo Europeo. Di fronte a questo bivio in cui possiamo scegliere fra l’accoglienza e la solidarietà o l’esclusione, fra l’austerità o benessere delle persone, fra Europa o ritorno agli stati nazionali, l’Italia ha scelto da tempo da che parte stare e con la relazione programmatica approvata ribadisce il suo impegno.