Premessa
– Nella settimana insieme a molti altri provvedimenti è stato approvato in prima lettura il disegno di legge di riforma del processo penale di cui ho lungamente parlato nella Nota precedente con l’obiettivo principale di semplificare modalità e procedure dei processi penali. Il disegno di legge contiene molte novità (vedi di seguito) ma l’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata in questi giorni su una disposizione erroneamente definita “bavaglio alla stampa”.
Su una norma cioè contenuta nel testo che introduce un principio di delega per prevedere la punibilità della diffusione delle riprese effettuate fraudolentemente tra privati allo scopo di ledere la reputazione altrui. Secondo alcuni con questo divieto si prevederebbero le manette nei confronti di giornalisti, soprattutto d’inchiesta, che svolgono il proprio lavoro utilizzando riprese effettuate all’insaputa del soggetto interessato. In realtà si tratta di una norma non applicabile a coloro che effettuano un’inchiesta giornalistica, sia perché da un lato l’attività giornalistica quando è svolta nel rispetto del codice deontologico non è mai fraudolenta, ma è sempre pienamente legittima.
Sia perché l’informazione pubblica non è finalizzata a commettere un reato contro l’onore, come si dice espressamente nel principio di delega, perchè le notizie giornalistiche sono espressione del diritto di cronaca che di per sé rappresenta già una discriminante ai sensi dell’articolo 51 del codice penale. Più in dettaglio la norma prevede che il governo predisponga regole per evitare la pubblicazione di conversazioni irrilevanti ai fini dell’indagine e comunque che riguardano persone completamente estranee attraverso la selezione del materiale relativo alle intercettazioni: nessuna restrizione dunque quanto ai reati intercettabili, anzi viene semplificato il ricorso alle intercettazioni per i reati contro la Pubblica Amministrazione.
E’ sta anche approvata una mozione a prima firma Di Salvo con il parere favorevole del Governo che lo impegna a prevedere in legge di stabilità le risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego bloccato da sei anni: si tratta di un atto giusto per le lavoratrici e i lavoratori, che avrà effetti positivi sull’economia e necessario per il successo stesso dell’importante riforma della pubblica amministrazione appena approvata:
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Disegno di legge: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi (A.C. 2798-A ed abbinate)
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Proposte di legge: Riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile (A.C. 2607-2972-3099-A)
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Mozioni Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483, Grande ed altri n. 1-00849, Bechis ed altri n. 1-00856, Preziosi ed altri n. 1-00857, Palazzotto ed altri n. 1-00859 e Rampelli ed altri n. 1-00862: Iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi
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Disegno di legge S. 1167: Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (Approvato dal Senato) (C. 2722)
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Disegni di legge S. 2008: Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3304); S. 2009: Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 3305)
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Mozioni Ciprini ed altri n. 1-00878, Di Salvo ed altri n. 1-00988, Polverini ed altri n. 1-00992, Airaudo ed altri n. 1-00994, Fedriga ed altri n. 1-00997 e Pizzolante ed altri n. 1-00998: Iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego
Disegno di legge: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi (A.C. 2798-A ed abbinate)
È stato votato alla Camera il disegno di legge di riforma del processo penale. Il provvedimento, approvato in prima lettura, passa ora all’esame del Senato. Il nostro Paese da tempo avverte la pressante esigenza di recuperare il processo penale ad una durata ragionevole che è condizione essenziale perché possa dirsi attuato il giusto processo. Secondo questa direttrice di riforma si sviluppano le proposte di modifica della normativa penale sia sostanziale che processuale, senza però che venga perso di vista lo stretto raccordo tra una maggiore efficienza del sistema e il mantenimento, se non anzi il rafforzamento, delle garanzie dei diritti, specialmente dell’imputato. Approfondisci qui
Proposte di legge: Riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile (A.C. 2607-2972-3099-A)
Il provvedimento si inserisce nel quadro della ridefinizione in corso degli assetti e dell’organizzazione dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, concernenti tra gli altri aspetti la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. L’Italia è un paese molto fragile sotto il profilo geologico; ai rischi naturali aggravati da sempre più frequenti fenomeni indotti dai cambiamenti climatici in atto, si sommano purtroppo incuria, abbandono, abusivismo, consumo irrazionale di suolo. Sempre più frequentemente si verificano calamità naturali e disastri aggravati dalla mancanza di prevenzione e di corretta gestione dell’emergenza. Ai costi elevatissimi in termine di vite umane si sommano perdite economiche e sociali insostenibili cui occorre corrispondere, oltre che con misure finanziarie adeguate e programmabili, anche con organizzazione e pianificazione della prevenzione. Un moderno sistema della protezione civile costituisce oggi per il nostro Paese, come verificato in occasione degli ultimi eventi calamitosi di grande entità, la garanzia di una presenza insostituibile nella gestione dell’emergenza e nella definizione delle misure utili al rientro nella normalità. Con la delega si procede a riordinare quindi il quadro di riferimento, semplificandolo e rendendolo più chiaro ed efficace, ricercando la maggior coerenza possibile tra gli strumenti nazionali e regionali, garantendo certezza e omogeneità nelle risposte concrete date alle comunità colpite, valorizzando l’indispensabile apporto del volontariato organizzato e del sistema pubblico della protezione civile, mantenendo lo standard di eccellenza riconosciuto al nostro Paese in tutta Europa. Approfondisci qui
Mozioni Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483, Grande ed altri n. 1-00849, Bechis ed altri n. 1-00856, Preziosi ed altri n. 1-00857, Palazzotto ed altri n. 1-00859 e Rampelli ed altri n. 1-00862: Iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi
La globalizzazione sta modificando a fondo i confini della libertà religiosa, ponendo in primo piano la necessità di un’iniziativa nuova dei Governi dei Paesi, al pari di quella degli organismi internazionali, affinché nelle relazioni diplomatiche si ponga al centro il tema della libertà religiosa – tema prioritario della libertà e della dignità della persona –, utilizzando ogni strumento, anche nelle relazioni economiche, bilaterali o multilaterali, per favorire, attraverso adeguati deterrenti, il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa.
Per questo tramite il provvedimento si chiede al Governo: di rafforzare, in vista dell’entrata in vigore della nuova agenda per lo sviluppo sostenibile, l’applicazione della libertà di religione e della protezione delle minoranze religiose nei Paesi a rischio, nel rispetto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; a rendere il tema della reciprocità religiosa e del rispetto delle minoranze un tema di discussione nell’ambito delle negoziazioni diplomatiche e culturali bilaterali con i Paesi dove questi diritti non sono tutelati; a destinare parte dei fondi per la cooperazione allo sviluppo per il sostegno di progetti di tutela delle minoranze religiose e per la promozione di una cultura di tolleranza religiosa.
Disegno di legge S. 1167: Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (Approvato dal Senato) (C. 2722)
Il settore della nautica da diporto risulta particolarmente rilevante per l’economia italiana. Secondo i dati contenuti nell’ultimo Rapporto sull’economia del mare del CENSIS, il contributo al PIL del turismo nautico si aggira sui 5 miliardi di euro. Si tratta di un provvedimento atteso da anni in tutto il settore della nautica (armatori, assicurazioni, cantieristica, porti, lavoratori portuali, artigiani, tecnici, ricercatori, aziende turistiche) che vale, complessivamente, oltre 40 miliardi di euro – circa il 2,6% del Pil nazionale – con più di 480 mila occupati, che ha sofferto un forte ridimensionamento negli ultimi 5 anni. Il codice oggetto di delega è stato emanato in attuazione della direttiva 2003/44/CE in materia di ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri riguardanti le imbarcazioni da diporto. Le finalità della delega sono riconducibili, in particolare, all’introduzione nel codice della nautica da diporto di misure di semplificazione, sia della normativa sia dell’apparato sanzionatorio (per il quale si prevede anche un inasprimento delle sanzioni). Il provvedimento persegue la finalità principale di introdurre nel codice della nautica da diporto misure di semplificazione degli adempimenti. Dispone l’equiparazione a tutti gli effetti dei “marina resort” alle strutture turistico ricettive e una specifica attenzione è dedicata inoltre al potenziamento dei dispositivi di sicurezza e all’aggiornamento dei requisiti per il conseguimento della patente nautica, per assicurare una migliore formazione. Approfondisci qui
Disegni di legge S. 2008: Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3304); S. 2009: Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 3305)
Un’applicazione meno rigida delle regole indicate nel fiscal compact, pur non prevedendo mai di superare il 3 per cento dell’indebitamento nel rapporto tra deficit e PIL, ha permesso gli investimenti auspicati e favorito la crscita del nostro paese. Ha permesso di prendere misure di stimolo dell’economia, a partire dagli 80 euro e dalla riduzione dell’IRAP, che, prese nel 2014, si sono confermate e ampliate nella legge di stabilità 2015; quei 18 miliardi reali di riduzione delle tasse sul lavoro e le imprese, che è un’operazione senza precedenti dal punto di vista della dimensione, ma anche della qualità, perché ha puntato anche all’equità nella redistribuzione dei redditi e a favorire il lavoro stabile, risultato che stiamo raggiungendo e che fino a poco tempo fa sembrava una questione impossibile per questo Paese. Ma nello stesso tempo abbiamo anche sottolineato in sede Europea che l’austerity non ha portato in Europa e anche in Italia i risultati auspicati, a partire dai saldi, e quindi occorre cambiare politica. Se nel gennaio 2015 la Commissione europea ha fornito una interpretazione autentica – quindi, non ha modificato le regole nella forma, però le ha modificate di fatto, aprendo sulla flessibilità –, è grazie, soprattutto, all’azione del Governo italiano, forte anche del fatto che il principale partito che lo sostiene, il Partito Democratico, nel 2014 è diventato il primo partito in Europa. La politica economica del Governo è una politica che certamente ha teso a rafforzare l’innovazione delle imprese e, quindi, l’export, ma anche a rafforzare la domanda interna, per non dipendere troppo da fattori esogeni, e i risultati si vedono già e sono sottolineati nella Nota di aggiornamento del DEF a partire soprattutto da un aumento dei consumi favorito dali “80 euro” e da una stabilizzazione delle assunzioni nel mondo del lavoro grazie al jobs act. Approfondisci qui e qui
Mozioni Ciprini ed altri n. 1-00878, Di Salvo ed altri n. 1-00988, Polverini ed altri n. 1-00992, Airaudo ed altri n. 1-00994, Fedriga ed altri n. 1-00997 e Pizzolante ed altri n. 1-00998: Iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego
Il Governo in carica ha ereditato le precedenti e numerose misure di blocco o contenimento della contrattazione collettiva nel pubblico impiego. L’approvazione della mozione per lo sblocco della contrattazione nel pubblico impiego, a mia prima firma, è un segnale nella direzione contraria. Pur con la conferma del blocco contrattuale, la stessa legge di stabilità 2015 ha comunque opportunamente sbloccato gli automatismi e le progressioni per determinate categorie di pubblici dipendenti (tra tutti, le forze di polizia) e, in particolare, ha ripristinato gli effetti economici legati alle progressioni di carriera e gli assegni connessi con il merito e con l’anzianità di servizio. La Corte costituzionale il 23 luglio 2015, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze r.o. n. 76/2014 e r.o. n. 125/2014, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico. Già durante il passaggio al Senato del disegno di legge delega approvato ad agosto 2015, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, la stessa Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione Madia, ha preannunciato la volontà del Governo di superare il blocco della contrattazione dopo cinque anni di fermo della parte economica dei contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego. Il rinnovo del contratto collettivo per tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego è una scelta utile per l’economia e indispensabile per riconoscere il valore al lavoro pubblico. La valorizzazione dei lavoratori del pubblico impiego è condizione necessaria per la piena realizzazione degli obiettivi positivi di semplificazione, qualità e maggiore efficacia della pubblica amministrazione. Con la mozione si impegna dunque il Governo a prevedere, nella prossima manovra finanziaria e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, adeguate risorse da destinare al rinnovo dei contratti del pubblico impiego.