Premessa
– Nella settimana la Camera ha approvato in prima lettura, oltre ad una mozione sull’energia, il disegno di legge sulla concorrenza e ha bocciato, oltre ad una proposta per l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, la pregiudiziale di incostituzionalità presentata dalla Lega contro il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri. Durante la discussione in aula si è scatenata la bagarre di tutta la destra. Una bagarre con accenti paradossali riassumibili nelle dichiarazioni di chi come un deputato della Lega ha affermato che: “Ci si ricordi che l’Italia è andata fuori perché giocava Balotelli”. L’ostruzionismo di Fratelli d’Italia e Lega ha spostato il voto finale a martedì e si concluderà così la prossima settimana in prima lettura il percorso lungo un anno di una importante proposta di legge che fa onore al Paese. Interessante ed eloquente notare come su questo testo il M5stelle non abbia preso quasi mai la parola, prevedibilmente imbarazzato dalle opinioni diverse e contrastanti al suo interno a cominciare dagli accenti ostili di Grillo verso le persone migranti. La proposta prevede che la cittadinanza si acquisti: per “ius soli”, per nascita quindi sul territorio italiano da genitori stranieri di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno europeo di lungo periodo; per “ius culturale”, cioè quanto un minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni abbia regolarmente frequentato per almeno 5 anni uno o più cicli scolastici.
Mozioni Baldelli ed altri n. 1-00967, Ricciatti ed altri n. 1-00984, Ruocco ed altri n. 1-00985, Allasia ed altri n. 1-00986, Vargiu ed altri n. 1-00995 e Benamati ed altri n. 1-00996: Iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell’energia elettrica e del gas
Sono numerose le segnalazioni degli utenti che lamentano l’invio di bollette incongrue, dagli importi esagerati imputati a sostanziosi conguagli, da parte delle società venditrici di energia; secondo le associazioni dei consumatori sarebbero state commesse gravi violazioni del codice del consumo nella fatturazione delle bollette a causa di conteggi errati, con l’addebito di consumi stimati, ma non effettivi, e di errori di valutazione e verifica, determinati da sistemi di calcolo imprecisi e poco trasparenti. Per questo con il provvedimento si chiede al Governo di proseguire verso la strada della tutela del consumatore, assicurandogli ad esempio il diritto a non effettuare il pagamento in caso di conguagli considerati errati e a ricevere tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente versate ma non dovute, a garantire un capillare monitoraggio dei mercati del gas e dell’energia elettrica, da cui discenda una gestione efficiente ed efficace dei processi commerciali che coinvolgono il venditore e il cliente finale.
Disegno di legge: Legge annuale per il mercato e la concorrenza (A.C. 3012-A) ed abbinate (A.C. 2437-2469-2684-2708-2733-3025-3060)
Il provvedimento punta alla rimozione dei tanti ostacoli e freni, normativi e non, ancora presenti nei mercati dei prodotti e dei servizi. La concorrenza è un fattore essenziale per la crescita: mercati aperti e concorrenziali accrescono l’efficienza del sistema economico, aumentano la competitività delle imprese attraverso la riduzione del prezzo dei servizi e dei costi di produzione e al tempo stesso offrono ai consumatori una scelta più ampia di prodotti e servizi di migliore qualità e a prezzi più competitivi. Oltre a sostenere la crescita, le misure messe a punto hanno il merito di andare nella direzione dell’equità e della giustizia sociale, perché ridurre le rendite derivanti da posizioni di monopolio significa offrire nuove opportunità a chi prima era escluso o penalizzato – permettendo ad un maggior numero di operatori economici di competere, valorizzando le proprie risorse e competenze – e significa anche garantire la libertà di scelta dei consumatori, con la possibilità di tutelare i più deboli. Le misure rigurdano diversi campi: dalle assicurazioni ai fondi pensione, dalle comunicazioni all’energia, dai servizi postali alle banche, dalle professioni alla distribuzione farmaceutica. Per un approfondimento Leggi qui
Proposta di legge: Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria (A.C. 1990-A)
E’ stata respinta la proposta di legge per eliminare il finanziamento pubblico all’editoria proposta dal Movimento 5 stelle, come al solito assulutamente indisponibile verso mediazioni e confronti positivi che porterebbero a risultati politici concreti.
Quando si parla di finanziamento all’editoria, spesso si hanno in mente dei fatti assolutamente incresciosi che hanno riguardato il finanziamento che è continuato per diversi anni senza alcuna verifica, ad esempio del numero di copie effettivamente vendute e distribuite, quindi un sistema di sostegno a realtà che magari dichiaravano una distribuzione di copie oppure la realizzazione effettivamente in quanto a tiratura, ma che poi non avevano un reale impatto sul territorio.
Questo sistema, che effettivamente ha funzionato con le prime normative degli anni Ottanta e fino a tutti gli anni Duemila, è stato sostanzialmente messo in discussione da un regolamento del 2010, che ha iniziato a correggere in maniera significativa nel merito questo tipo di erogazioni e poi anche a rivederne la quantità.
Oggi quali e quante testate e che tipo di testate vengono finanziate è trasparentemente visibile per tutti sul sito del Dipartimento editoria del Governo. Ci sono i finanziamenti erogati dal 2003 al 2013. Nessuno dei grandi giornali, delle grandi testate è sostenuto oggi sostanzialmente da un finanziamento pubblico; è, invece, sostenuto da un finanziamento pubblico quel gran numero di piccole testate locali che svolgono a nostro parere un lavoro prezioso. Dopo moltissime audizioni in commissione si è provato a delineare una norma che prevedesse la fine del finanziamento dell’editoria e la nascita di un fondo per il pluralismo dell’informazione con criteri chiari e netti, che sostenga l’innovazione del settore, che permetta a nuove voci di entrare, che consenta una riduzione sostanziale delle spese a tutti quei soggetti che però dimostrino di avere effettivamente un pubblico che li legge, quindi un sostegno delle entrate che derivino anche dai loro lettori e anche una capacità di intercettare, magari favorendoli dal punto di vista fiscale, la pubblicità; e, quindi, il sostegno anche dell’impresa e del territorio a quel settore, pensando e avendo in mente appunto le tante voci del territorio, non solo quelle – che pur sono importanti – ad esempio delle minoranze linguistiche, ma quelle realtà che esistono in tutto il Paese.
Proposte di legge: Nuove norme in materia di cittadinanza (A.C. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A)
La nostra Costituzione, come tutti noi sappiamo, non regola in termini sistematici la materia della cittadinanza; nella Carta fondamentale sono presenti numerosi riferimenti allo status del cittadino, in particolare nella prima parte, quella dedicata ai principi fondamentali, ai diritti e alle libertà individuali, mentre non è presente una disciplina dei modi di acquisizione e di perdita della cittadinanza, con una sola eccezione contenuta nell’articolo 22 della Costituzione che vieta la perdita della cittadinanza per motivi politici. Oggi i modi per acquisire la cittadinanza in Italia sono cinque: lo ius sanguinis, lo ius soli, lo ius matrimonii, beneficio di legge e naturalizzazione. Tra essi quello di gran lunga principale, che relega la marginalità agli altri, è lo ius sanguinis. Questa impostazione era coerente con la condizione di un Paese di emigrazione, qual era l’Italia nella prima metà dello scorso secolo, mentre oggi il nostro Paese necessita di un’adeguata disciplina di questa materia anche in considerazione del fatto che questo Paese è diventato un Paese a tutti gli effetti meta dei flussi migratori rilevanti. La proposta di legge che è in esame interviene su questo argomento, occupandosi della cittadinanza dei soli minori stranieri, integrando le modalità di acquisto della cittadinanza per ius soli, attualmente già previste, ma come ipotesi assai residuale, e introducendo l’ipotesi dell’acquisto della cittadinanza per ius culturae. L’obiettivo è quello di garantire la piena integrazione di persone che nascono, crescono, sono educate ed istruite nel nostro Paese. Acquista la cittadinanza, secondo questa proposta di legge, per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno dell’Unione europea per soggiornanti di lungo periodo. Questo è il cosiddetto ius soli. Allo stesso tempo, si riconosce la cittadinanza al minore straniero che abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale, uno o più istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione. Si tratta di scelte che possono essere politicamente e legittimamente non condivise nel merito, ma non vi sono ostacoli di natura costituzionale all’introduzione di queste misure, visto che la Costituzione non prevede in ordine all’acquisto della cittadinanza e lascia al legislatore un ampio margine di discrezionalità. Per questo la pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega Nord è stata respinta.