Premessa
Nella settimana alla Camera si sono votate alcune mozioni e in seconda lettura un disegno di legge sull’omicidio stradale (di seguito in dettaglio i rispettvi contenuti).
Ci sono più ragioni alla base della scelta netta contenuta nel disegno di legge di definire in modo specifico il reato di omicidio stradale, fin’ora sottoposto ad una sottospecie della disciplina dell’omicidio colposo. La più rilevante, sottolineata in particolare da chi opera nella sicurezza stradale, è stata la crescita esponenziale dei sinistri gravi causati dalla guida di persone in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe: un terzo delle vittime di incidenti muore appunto in situazioni causate da persone sotto l’effetto di alcool o droghe. Naturalmente non basta e non basterà il segnale forte mandato da pene severe definite in relazione al nuovo reato: bisognerà investire anche in prevenzione attraverso l’educazione stradale, la messa in sicurezza delle strade e l’ampliamento dei controlli. Vale però comunque la pena di ricordare che analoghe misure prese in altri paesi, l ‘Inghilterra per esempio, hanno ridotto il numero degli incidenti sulla strada e dimezzato il numero delle vittime.
Mozioni Benedetti ed altri n. 1-00720, Zaccagnini ed altri n. 1-01019, Dorina Bianchi e Bosco n. 1-01022, Oliverio, Monchiero, Pastorelli ed altri n. 1-01023, Palese ed altri n. 1-01024 e Faenzi ed altri n. 1-01026: Autorizzazione alla commercializzazione e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari
La direttiva 2009/128/CE costituisce uno dei quattro provvedimenti legislativi adottati a livello comunitario nel cosiddetto «Pacchetto Pesticidi» – Pesticide Package – relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari. Tale intervento di regolazione è nato dall’esigenza di normare ed armonizzare l’uso degli agrofarmaci, fino ad allora delegato alle normative dei singoli Stati membri, con l’obiettivo di istituire un quadro per «realizzare un uso sostenibile degli agrofarmaci riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente promuovendo anche l’uso della difesa integrata». L’Italia è all’avanguardia per la produzione di agricoltura biologica e sostenibile e, come dimostra il successo di Expo, il tema dell’alimentazione sana e in armonia con l’ambiente è sempre più al centro delle politiche di sviluppo dei Paesi. Per questo con la mozione si chiede un’attenzione particolare per la ricezione della normativa europea, aggiornando – secondo quanto richiesto dall’Ispra – i programmi di monitoraggio dei residui degli agrofarmaci nelle acque e nell’ambiente, tenendo conto delle sostanze immesse sul mercato in anni recenti; di promuovere, anche in sede europea, approfondimenti scientifici sulla tossicità delle miscele chimiche e sugli effetti della poliesposizione chimica; di porsi l’obiettivo di ridurre sempre più nei prossimi anni l’utilizzo delle autorizzazioni eccezionali di agrofarmaci. Si chiede di favorire in modo diffuso l’adozione della gestione integrata delle colture (ICM), allo scopo di raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo agricolo sostenibile e di ridurre sempre più nel tempo l’utilizzo di agrofarmaci;
Mozioni Alli, Quartapelle Procopio, Locatelli ed altri n. 1-00956, Spadoni ed altri n. 1-01018, Vargiu ed altri n. 1-01027, Guidesi ed altri n. 1-01028, Palazzotto ed altri n. 1-01030 e Sberna ed altri n. 1-01038: Iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori
La mozione tratta di come rilanciare le relazioni con l’Africa per affrontare le cause strutturali delle migrazioni. La rilevanza strategica dell’Africa è stata per lungo tempo ritenuta nulla e i fenomeni endogeni di transizione alla democrazia, i conflitti e le povertà sono stati letti come fenomeni che avvenivano secondo logiche oscure e talvolta feroci, ma sempre logiche marginali. Per questo, la geopolitica ha interagito con il continente africano come con un soggetto passivo, beneficiario di aiuto, vittima di depredazioni, bisognoso di missioni di pace, non come un insieme di Stati indipendenti, attori determinanti di dinamiche globali. L’instabilità generata dalle rivolte arabe ha reso immediatamente evidente che i problemi di fragilità degli Stati africani, i fenomeni migratori che il continente sperimentava da decenni e i conflitti protratti che ci riguardano direttamente richiedevano un impegno non episodico, ma strategico, con l’obiettivo di affrontarne le cause strutturali e non solo gli effetti. Dall’altro lato, i tassi di crescita delle economie africane dell’ultimo decennio hanno evidenziato come non si possa prescindere da una più equilibrata integrazione di quei Paesi nell’economia globale, anche con l’obiettivo di affrontare le povertà e le debolezze economiche endemiche che in quelle terre permangono. In questo ripensamento l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, si è distinta nell’ultimo decennio per capacità di impostare una relazione con il continente in un’ottica di partnership. In questa legislatura, poi, si è dato un forte impulso a qualificare le relazioni tra Italia e Africa. Lo si è fatto grazie all’impegno politico italiano al più alto livello con i due viaggi africani del Presidente del Consiglio, un impegno che al momento non ha paragoni nello sforzo di altri Capi di Governo europei. Lo si è fatto portando finalmente a termine, dopo quattro legislature, la riforma della cooperazione internazionale, che ha l’obiettivo di rendere più efficace uno degli strumenti più importanti della nostra politica estera e, quindi, destinando, dopo almeno un decennio, un adeguato livello di risorse agli aiuti allo sviluppo. Con la mozione si chiede che la strategia Italia-Africa aiuti ad orientare meglio la posizione del nostro Paese in tutte le sedi multilaterali, dalle Nazioni Unite all’Unione europea, al rapporto con l’Unione africana, in un’ottica di lungo periodo di sviluppo sostenibile e, quindi, con la necessaria attenzione alle misure di contrasto ai cambiamenti climatici, orientata anche a ridurre l’impatto dei fenomeni migratori. La timidezza europea di questi mesi nell’affrontare le migrazioni e le loro cause strutturali ha avuto e deve continuare ad avere un contraltare invece nelle proposte italiane. La geografia ci ha consegnato un ruolo di cardine tra Europa ed Africa e vogliamo che a questo destino geografico si associ la capacità di esprimere leadership politica
Mozioni Businarolo ed altri n. 1-00783, Scotto ed altri n. 1-00912, Misiani ed altri n. 1-01032, Guidesi ed altri n. 1-01034, Tancredi ed altri n. 1-01036, Palese n. 1-01037, Mucci ed altri n. 1-01042, Mazziotti Di Celso e Monchiero n. 1-01043 e Rampelli ed altri n. 1-01044: Iniziative per assicurare maggiore trasparenza e partecipazione nelle procedure di nomina dei membri dei consigli di amministrazione delle società partecipate dallo Stato e da altri soggetti pubblici
In Italia, secondo i dati dell’ultimo rapporto del Ministero dell’economia e delle finanze, nel 2012 esistevano oltre 8 mila società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, dallo Stato, degli enti territoriali e da altri enti della pubblica amministrazione. L’impegno deve essere quello oggi di una drastica riduzione di un numero di società partecipate che è cresciuto a dismisura in questi anni. Una serie di provvedimenti assunti dal 2006 in avanti, vanno esattamente in questa direzione e da ultimo vanno in questa direzione le misure contenute nella legge di stabilità 2015, quanto è riaffermato nel Documento di economia e finanza che abbiamo discusso e approvato, e vanno in questa direzione anche alcune misure contenute nel disegno di legge di stabilità per il 2016 che il Governo ha incardinato in Parlamento in questi giorni. La trasparenza è l’altro campo su cui è essenziale intervenire: serve la trasparenza per attivare quel controllo diffuso dei cittadini che serve a tenere il fiato sul collo dell’opinione pubblica su chi fa troppe società, permette che vengano gestite male, che accumulino perdite e nel frattempo impone tasse ai cittadini che servono, in alcuni casi, solo per coprire questi disavanzi. Diverso è il ragionamento da fare a livello locale perché il quadro è più più frastagliato. Negli anni sono state via via previste delle regole più rigorose e più stringenti, ma spesso queste regole vengono disattese, rimangono sulla carta, con i fenomeni degenerativi che periodicamente esplodono e indignano l’opinione pubblica. Su questo punto, su quel 95 per cento di società partecipate o controllate dagli enti territoriali, si invita il Governo a fare di più, ad andare avanti sulla strada imboccata da parecchi anni, e ad accelerare con ulteriori provvedimenti di legge.
Proposta di legge: Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (3169-A) ed abbinate (A.C. 361-562-959-1430-1475-1643-1646-1677-2068-2192-2263-3366)
La Camera ha approvato in seconda lettura il testo unificato che prevede l’introduzione del reato di omicidio stradale. Derubricato fino ad ora come una “sottospecie” dell’omicidio colposo, il provvedimento introduce ora un reato specifico. È ormai diffusa, nell’opinione pubblica come tra gli operatori della sicurezza stradale e del diritto, l’idea di una inadeguatezza delle norme penali vigenti in tema di omicidio colposo quando derivante da condotte di guida. E, al di là del fenomeno complessivo dell’infortunistica stradale, ciò che desta maggiore allarme è la crescita dei sinistri gravi (con morti o feriti) causati da chi si pone alla guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope: un terzo delle vittime di incidenti muore per mano di persone che guidano sotto l’effetto di droghe o alcool o che commettono infrazioni o che si distraggono stupidamente (per esempio con il cellulare). Vi è la consapevolezza che gran parte dell’opera deve essere fatta sul piano della prevenzione e che, sulla base dei dati Istat di questo anno, si sta già procedendo in tal senso, ma ciò non è sufficiente. Per questo è stata introdotta questa tipologia di reato già previsto in altri Paesi, come in Inghilterra per casi di incidenti dovuti a guida pericolosa o sotto effetto di stupefacenti o alcool; da quando la egge è entrata in vigore gli inglesi hanno visto diminuire il numero delle vittime, fino a dimezzarsi rispetto al nostro Paese. Approfondisci qui