Premessa
Nella settimana la Camera ha approvato: due proposte di legge, una per la dismissione delle auto blu, l’altra sul contrasto degli sprechi alimentari; alcuni disegni di legge di ratifica e la risoluzione in vista della riunione del Consiglio europeo per nuove regole sull’accoglienza dei rifugiati preceduta dalle comunicazione del Presidente del Consiglio.
Ma l’attenzione politica si è concentrata sulla crisi politica del centro destra esplosa con la candidatura di Giorgia Meloni a Roma e con la surreale discussione sulla sua maternità. Entrambi i due temi meriterebbero una riflessione. Mi soffermo sulla seconda, per più ragioni:
– perché le dichiarazioni di Bertolaso e Berlusconi su che cosa può o non può fare una donna incinta, hanno svelato il carattere proprio del machismo patriarcale: decidere il posto in cui deve stare una donna. E d’altra parte l’insistenza sull’argomento dimostra la persistenza sotto traccia di un medioevo culturale.
– perché sono mesi che la maternità è oggetto di dibattito pubblico e attenzione, spesso strumentale. Penso alla discussione sulla maternità surrogata, silente da sempre e esplosa durante l l’iter parlamentare delle Unioni civili
– perché questa è anche la settimana in cui è entrata in vigore la norma del jobs act che elimina le dimissioni in bianco, quella inaccettabile consuetudine, praticata dalle aziende scorrette, di far firmare, al momento dell’assunzione, un foglio in bianco che sarà compilato con la data delle dimissioni quando il lavoratore o la lavoratrice non servono più. Un ricatto, dunque, che pesava sulla testa delle persone fin dall’assunzione. E che riguardava soprattutto le giovani donne, cacciate nel momento del matrimonio o della prima gravidanza.
Ci son voluti 8 anni, l’impegno di tante donne fuori dal Parlamento, la caparbietà di molte parlamentari e la determinazione del Partito Democratico per riconquistare una norma di civiltà varata nel 2007 e poi, come primo atto del Governo Berlusconi, abrogata nel 2008.
L’abbiamo fatto inserendo nel Jobs act l’obbligo di dare dimissioni volontarie attraverso la compilazione di un modulo online facilmente scaricabile sul sito del ministero del Lavoro, con numerazione progressiva. A chi dice che questo passo avanti abbia poco valore a causa dell’indebolimento progressivo dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, rispondiamo che questo abuso riguarda per la maggior parte le piccole e medie imprese, al di sotto dei 15 dipendenti. Quelle in cui cioè l’articolo 18 non si è mai applicato.
E a chi lamenta una complicazione delle procedure rispondiamo che siamo pronti a confrontarci e discutere su qual è il modo migliore di applicare questa norma, ma non a fare un solo passo indietro su questo principio di civiltà, finalmente ripristinato.
A chi dice che in questo modo si complica la vita alle imprese di fronte alla prolungata assenza di un lavoratore o di una lavoratrice, ricordiamo che secondo i contratti dopo un certo numero di giorni di assenza ingiustificata scatta il licenziamento per giusta causa.
Ma soprattutto la cancellazione delle dimissioni in bianco, l’estensione della indennità di maternità, il decreto sull’ampliamento dei congedi per le madri e i padri, il congedo obbligatorio di paternità, l’astensione obbligatoria di maternità conteggiata per il calcolo del premio di produttività, queste e altre norme contenute nel Jobs act e nella legge di stabilità, indicano una visione: la maternità non è un’assenza ma un valore. Non è un peso ma una risorsa per il Paese tutto.
Atti concreti insomma che riguardano la vita di tante donne e la loro possibilità di scegliere liberamente di affrontare una gravidanza. In un Paese in cui tanto si parla delle madri e di cosa possono o non possono fare con toni da Medioevo culturale, accenti di machismo patriarcale, strumentalità largamente diffusa.
Ratifiche
Sono stati approvati i seguenti disegni di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione del trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Panama, fatto a Panama il 25 novembre 2013, e del trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Panama, fatto a Panama il 25 novembre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3156); Ratifica ed esecuzione del Memorandum d’intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei Ministri della Bosnia ed Erzegovina sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 30 gennaio 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3241); Ratifica ed esecuzione dell’Accordo che istituisce un’associazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’America Centrale, dall’altra, fatto a Tegucigalpa il 29 giugno 2012 (A.C. 3261) (Seguito della discussione ed approvazione); Ratifica ed esecuzione dell’Accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati nella Repubblica italiana e nella Repubblica popolare cinese, con Allegati, firmato a Pechino il 4 luglio 2005 (A.C. 3300)
Proposta di legge: Disposizioni in materia di acquisto e dismissione delle autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni (A.C. 3220-A/R)
La Camera ha approvato in prima lettura (387 voti favorevoli, 19 astenuti e nessuno contrario) la proposta di legge recante disposizioni in materia di acquisto e dismissione delle autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni . La nuova disciplina conferma l’obiettivo di riduzione della spesa relativa alle auto di servizio o di rappresentanza (le cosiddette auto blu) per le amministrazioni pubbliche. Il contenuto originario della proposta di legge, in quota opposizione del Movimento cinque stelle, ha iniziato il suo iter in Commissione Affari costituzionali senza tenere conto del contesto normativo in cui si sarebbe inserita e del riparto degli assetti costituzionali: come sottolineato anche dal sottosegretario Angelo Rughetti durante la discussione generale in Aula, un’approvazione senza modifiche avrebbe vedi, da ultima, la sentenza 43/2016) in quanto, come più volte affermato dalla Corte Stessa,l’autonomia organizzativa degli enti territoriali è garantita dalla Costituzione e non può essere in nessun modo lesa da un provvedimento di carattere legislativo del Parlamento. Per queste ragioni la maggioranza, condividendo gli obbiettivi della proposta di legge, ha modificato il testo per consentire l’approvazione di disposizioni realmente efficaci. Approfondisci qui Dorrier_Auto blu
Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi (A.C. 1716-3057-3163-3167-3191-3196-3237-3248-3274-A)
Lo sperpero di alimenti e farmaci rappresenta un costo sempre più insostenibile, anche da un punto di vista morale, per la collettività e comporta un dispendio di risorse naturali, idriche ed energetiche, oltre ad essere fonte di inquinamento. È la prima volta in Italia che si definiscono termini come “spreco” o “eccedenza alimentare” e che si interviene al fine di indirizzare la donazione di questi beni: si tratta di un tassello all’interno di un piano strategico e di un ventaglio più ampio di politiche attive, soprattutto in materia di contrasto alla povertà. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha quantificato in 1,3 miliardi di tonnellate – pari a un terzo della produzione – lo spreco di cibo destinato al consumo umano: una quantità che se riutilizzata potrebbe idealmente sfamare per un anno intero metà dell’attuale popolazione, ovvero 3,5 miliardi di persone. L’osservatorio Waste Watcher quantifica in 8,1 miliardi di euro all’anno lo spreco domestico italiano nel 2014. Nello stesso tempo, in Europa, secondo la Direzione generale salute e tutela dei consumatori della Commissione europea, gli sprechi sarebbero quantificati in 100 tonnellate all’anno, senza contare le perdite nella produzione agricola e i rigetti in mare di pesce. Il Parlamento europeo, con la risoluzione 2011/2175 (INI) del 19 gennaio 2012, ha invitato la Commissione europea e gli Stati membri a contribuire concretamente all’obiettivo di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2025 e a ridurre del 5 per cento i rifiuti per unità di prodotto interno lordo (PIL) entro il 2020. In linea con tali parole e con i contenuti della Carta di Milano, questa proposta di legge si prefigge lo scopo di favorire la riduzione degli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici o di altri prodotti, individuando specifiche misure finalizzate, in particolare, all’utilizzo dei beni per finalità di solidarietà sociale e al riutilizzo dei prodotti per ridurre la produzione di rifiuti. Approfondisci qui Dossier Sprechi alimentari e farmaceutici