Premessa
– Nella settimana è stato votato un disegno di legge in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali, una mozione sulla politica estera, il bilancio e il conto consuntivo della Camera dei deputati con risparmi restituiti allo Stato pari a euro 47 milioni di euro solo nel 2016 e l’approvazione di ordini del giorno impegnativi nella direzione di una sempre maggiore efficienza e trasparenza dell’attività parlamentare. Obiettivo giusto da perseguire e che va distinto dalla demagogia populista a 5 stelle contro il Parlamento e i costi della democrazia. Tra gli ordini del giorno approvati (gli ordini del giorno sono la modalità con cui si assumono le decisioni impegnative relative all organizzazione e alle spese della Camera in occasione dell’approvazione del Bilancio) c’è anche un importante ordine del giorno sui collaboratori parlamentari, di seguito il dettaglio.
– La settimana è stata segnata, come troppo spesso accade, dagli ennesimi atti di violenza assassina contro le donne. Il femminicidio, e cioè l’uccisione di donne per mano di partner, mariti o fidanzati, ormai settimanalmente trova spazio nelle cronache. Questa settimana è stata la volta di Vania, che prima di morire con il corpo ustionato al 90% è riuscita a fare il nome dell’aggressore, ex amante che non riusciva a rassegnarsi per la fine della relazione. Una storia simile alle tante che abbiamo sentito in questi anni, davanti alla quale abbiamo il dovere di non abituarci ma di reagire, non soltanto con sgomento ed indignazione ma con azioni politiche concrete.
Il problema della violenza sulle donne è prima di tutto culturale, bisogna partire dalle scuole, coinvolgere studenti ed insegnanti per una grande campagna di sensibilizzazione. E bisogna allo stesso tempo garantire risorse ai centri antiviolenza per il lavoro capillare ed importantissimo di prevenzione e supporto. Importante in questa direzione sarà il summit della cabina di regia del Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, annunciata dalla Ministra Boschi per l’8 settembre, per rafforzare e promuovere azioni di contrasto alla violenza sulle donne e al femminicidio.
Disegno di legge: S. 2344 – Modifiche alla legge 24 dicembre 2012, n. 243, in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali
Le modifiche approvate dal Parlamento in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali intervengono sulla legge 24 dicembre 2012, n. 243, attuativa del principio del pareggio di bilancio, ai sensi del sesto comma dell’articolo 81 della Costituzione.
Il provvedimento prevede innovazioni importanti particolarmente attese dagli enti territoriali, superando diverse rigidità e difficoltà applicative delle norme vigenti in materia, al fine di rendere coerente la disciplina dei vincoli di finanza pubblica che gli enti locali sono tenuti a rispettare, con il nuovo quadro di regole contabili, introdotte dal decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, e dal successivo decreto legislativo 10 agosto 2014, n. 126, recanti la disciplina di armonizzazione dei bilanci regionali e locali.
Questo testo incrocia due percorsi di riforme sulla finanza pubblica. Un primo percorso riguarda gli strumenti di finanza pubblica: dopo due recenti decreti legislativi intervenuti sulla legge n. 196 del 2009, il Senato ha approvato definitamente la nuova legge di bilancio. Il secondo percorso riguarda, più nello specifico, la finanza locale. Con la legge di stabilità 2016 abbiamo superato il Patto di stabilità interno nella forma fin qui sperimentata e siamo passati al pareggio di bilancio. “Da un obbligo, in particolare per gli enti più virtuosi, di fare avanzi sempre più consistenti al pareggio, con spazi in più soprattutto per gli investimenti”. È stato fatto con una norma- ponte, valevole solo per quest’anno, cioè prevedendo il saldo non negativo di competenza tra entrate finali e spese finali. Le modifiche approvate ora alla legge n. 243 permettono di riportare coerenza e continuità tra quanto previsto per il 2016 e quanto si prevederà per i prossimi anni.
Per quanto riguarda, sinteticamente, il contenuto preciso dei cinque articoli: l’articolo 1 sostituisce i quattro saldi di riferimento dei bilanci delle regioni e degli enti locali introdotti dalla legge n. 243 del 2012 con un unico saldo non negativo in termini di competenza tra le entrate finali e le spese finali, sia nella fase di previsione che di rendiconto. Questo significa ridurre fortemente i vincoli. L’articolo 2, prevede modifiche alle norme, per lo più procedurali, che consentono agli enti territoriali di ricorrere all’indebitamento per finanziare le spese di investimento. Gli articoli 3 e 4, infine, semplificano le disposizioni vigenti in tema di concorso di questi al finanziamento dei livelli essenziali e delle funzioni fondamentali in ragione dell’andamento del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali, nonché in tema di concorso dei medesimi alla sostenibilità del debito pubblico. L’articolo 5, infine, equipara, per talune attività, l’Ufficio parlamentare di bilancio agli enti ed uffici del Sistema statistico nazionale.
In poche parole, si intende semplificare la vita ai comuni e alle regioni, chiarendo il quadro normativo entro il quale sono chiamati ad operare, allo stesso tempo, soprattutto, garantire e agevolare la possibilità per gli enti locali di programmare le spese pubbliche territoriali, facilitando una politica espansiva. Approfondisci qui
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 7); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 8)
E’ stato avviato un percorso virtuoso del piano di contenimento e razionalizzazione della spesa della Camera dei deputati. C’è stata e continua ad esserci una riduzione netta delle spese: la spesa prevista per il 2016 è decisamente inferiore a quella dell’anno precedente, e scende per il quinto anno consecutivo: la riduzione, rispetto al 2011, è stata del 12,8 per cento.
La legittima richiesta di sobrietà e capacità di razionalizzazione dei costi e delle spese da parte della politica e la forte domanda di efficienza e capacità di intervento legislativo, in grado di dare risposte concrete alle domande che giungono dal Paese, va di pari passo con la consapevolezza che la democrazia, il sistema di garanzie e gli strumenti per un suo corretto funzionamento, ha un costo, e occorrono le risorse sufficienti per giungere a questo obiettivo.
E’ bene anche ricordare, sfatando alcuni luoghi comuni, che, mettendo a confronto i dati omogenei dei costi della nostra istituzione con quelli dei parlamenti di altri Paesi, scopriamo che la nostra istituzione spende, ad esempio, meno delle Camere basse di Germania e Gran Bretagna, posizionandoci nella stessa fascia in cui si collocano altri importanti Paesi di solida tradizione democratica.
Ma il processo di ridimensionamento dei costi è il giusto segnale che la Camera sta dando ad un Paese nel momento in cui questo cerca di uscire da un lungo periodo di crisi e chiede, giustamente, sobrietà e rigore. Nel 2016 si è arrivati ad una restituzione da parte della Camera al bilancio dello Stato di 47 milioni di euro. Le stime dicono che nel corso della XVII legislatura dalla Camera arriverà un risparmio complessivo di 270 milioni di euro: risorse che potranno essere messe a disposizione dei cittadini.
È apprezzabile l’impegno di Camera e Senato nello sviluppare un lavoro di integrazione funzionale dei servizi. Rilevanti sono stati i risparmi sul personale: meno 10,5 per cento. E necessario ricordare l’importanza di due elementi che sono stati introdotti sulle spese dei gruppi: il controllo e la trasparenza, elementi fondamentali che ogni gruppo è tenuto a rispettare senza ombre.
E la previsione è di aumentare ulteriormente i risparmi. Le riforme costituzionali, infatti, oltre a garantire un miglior funzionamento dello Stato e porre fine alla lunga transizione italiana, riguardano anche un aspetto di razionalizzazione dei costi. Partendo dai dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, si può stimare che la riforma porterà un risparmio immediato di centinaia di migliaia di euro grazie all’eliminazione delle indennità e dei costi relativi a gruppi parlamentari e Commissioni del Senato, al superamento definitivo delle province, all’abolizione del CNEL.
Mozioni Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01331, Gianluca Pini ed altri n. 1-01333, Capezzone ed altri n. 1-01334, Rampelli ed altri n. 1-01335, Scotto ed altri n. 1-01336 e Rosato, Lupi, Monchiero, Locatelli ed altri n. 1-01337 sulle linee della politica europea ed estera dell’Italia alla luce delle recenti emergenze internazionali
Siamo in uno dei momenti di maggiore difficoltà nel secondo dopoguerra, una crisi dalle dimensioni spaventose, e ci sono due strade davanti: gli Stati che ripiegano su di sé, rispolverano il nazionalismo, il razzismo, e gli Stati, come il nostro, che scommettono sull’altra via, quella del rafforzamento degli organismi internazionali e della costruzione di una società civile internazionale. Le grandi linee della Costituzione sono quelle che fanno da guida alla maggioranza e al Governo (articolo 10 e articolo 11): la pace attraverso il diritto. È chiara la finalità della nostra politica estera: la costruzione della pace e la giustizia tra le nazioni. Non è solo il rifiuto della guerra, non è solo la lotta contro il terrorismo, ma è la costruzione di un ordine internazionale basato sulla pari dignità di tutti i popoli.
Nella nostra Costituzione è detto chiaramente: «a condizioni di parità», non è solo una clausola per contrarre delle obbligazioni, ma è un modello di società in cui noi ci battiamo perché venga rispettata la libertà, la dignità di ogni popolo e di ogni Stato nel mondo, perché possa sedere nella storia del mondo come un protagonista e non come un oggetto di sfruttamento.
Ulteriore questione: la via del diritto. Il nostro è uno Stato di diritto, noi siamo per il Rule of law all’interno e all’esterno, siamo per lo Stato di diritto nei rapporti con i nostri cittadini e siamo per lo Stato di diritto nei rapporti tra le nazioni.
Questo lo vediamo chiaramente anche nel modo in cui noi combattiamo il terrorismo: in prima linea, con tutti gli strumenti della cooperazione internazionale, chiediamo delle gestioni comuni dell’intelligence e delle azioni di contrasto, ma al tempo stesso diciamo sempre, anche sulla base della nostra storia, che il terrorismo va contrastato, ma nel rispetto dei diritti umani.
E noi dobbiamo riaffermare che il destino dei popoli sta nelle mani delle elezioni e della democrazia, però non accetteremo nessuno sconto sulla base del rispetto delle libertà fondamentali e nei confronti della paventata reintroduzione della pena di morte non dobbiamo limitarci a dire che questo minaccerà rapporti con l’Unione Europea, ma questo compromette fin da subito l’appartenenza della Turchia al Consiglio d’Europa, avendo la Turchia firmato e sottoscritto il protocollo 13 della Convenzione europea dei diritti umani, che abolisce la pena di morte non solo in tempo di pace, ma in qualsiasi circostanza. Noi dobbiamo chiedere il rispetto delle convenzioni internazionali ai nostri amici e ai nostri partner, quindi siamo disponibili ad ascoltare anche i consiglieri del Presidente Erdogan in materia di lotta alla mafia, ma noi pretendiamo il rispetto della nostra magistratura, che quanto a lotta alla mafia ha versato un contributo di sangue per tutti i cittadini italiani, ma anche per la società civile internazionale. La nostra presenza sul piano internazionale si vuole caratterizzare per questa costruzione della pace attraverso il diritto e questo è anche il modo in cui noi stiamo in Europa. Il nostro Governo ha lanciato un’iniziativa a Ventotene: questo è il modo in cui noi vogliamo proporre non solo il meglio della nostra tradizione giuridica, ma quello che è una via per l’Europa, uscita dalla guerra e dai nazionalismi, indicare la via del diritto come la via del rispetto di ogni persona e di costruzione di pace e giustizia per tutti.
Ordine del giorno sulla regolamentazione delle figura di collaboratore parlamentare
E’ stato approvato l’Ordine del Giorno 9/Doc. VIII, n. 8/097, a mia prima firma in cui si chiede, in collaborazione con le associazioni maggiormente rappresentative costituite dai collaboratori parlamentari, di proseguire sulla strada di una istituzionalizzazione e regolamentazione della figura dei collaboratori, essenziali per lo svolgimento dell’attività parlamentare, seguendo la strada intrapresa dal parlamento europeo. Abbiamo chiesto e ottenuto il riconoscimento politico delle associazioni dei collaboratori per continuare l’approfondimento sul loro ruolo e sul loro status.