Premessa
Questa settimana la Camera ha approvato la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2016, una proposta di legge per l’introduzione del retato di “furto di amianto” e una mozione sul rinnovo dei contratti dei comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine e delle forze armate.
L’11 Ottobre si è celebrata anche alla Camera la giornata internazionale delle bambine e delle ragazze. Un appuntamento importante in cui l’ONLUS Terre des hommes ha rilanciato la campagna «Indifesa», per garantire alle bambine di tutto il mondo istruzione, salute, protezione da violenza, discriminazioni e abusi. E i dati che hanno pubblicato testimoniano una situazione allarmante: sono ancora tantissime, oltre settecentomilioni in tutto il mondo, le donne che si sono sposate in età minorile e ogni anno, in un matrimonio su tre, la sposa è una bambina che aveva meno di quindici anni. La situazione è più grave nei contesti di guerra in vivono 62 milioni di minori, fra bambini e bambine, vittime di soprusi, diritti negati, infanzia calpestata. In questi contesti i danni maggiori sono subiti proprio dalle bambine e dalle ragazze vittime di atroci violazioni di diritti umani, di stupri, mutilazioni e schivitù. Ma sono ancora troppi i paesi in cui, anche in assenza di guerre, alle ragazze è negato il diritto all’istruzione, la libertà di scelta sulla propria vita e sul proprio corpo e in cui sono vittime di maltrattamenti fisici e psicologici. Anche in Italia siamo in presenza di alcuni dati preoccupanti: cresce infatti la violenza contro i minori di cui le vittime principali sono proprio le bambine e si registra un drammatico aumento della pornografia minorile. Crescono poi anche in Italia le mutilazioni genitali delle bambine in relazione a tradizioni di altri paesi che i fenomeni migratori portano nei paesi di arrivo. Tutto questo ci ricorda che la strada per la libertà femminile nel mondo è ancora lunga. Ma senza libertà femminile non c’è qualità della democrazia. Non c’è qualità della democrazia senza equilibrio tra rispetto per tutte le culture e rispetto per i diritti delle donne come diritti umani.
Proposta di legge: Lauricella ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici (A.C. 2664-A)
La proposta di legge approvata in prima lettura alla Camera dei deputati in data 11 ottobre 2016 si propone di contrastare il fenomeno del furto di componenti metalliche o di altro materiale sottraendole dalle infrastrutture destinate all’erogazione di energia. Il furto di rame, benché diminuito negli ultimi anni, ha delle pesanti conseguenze sull’economia del paese, causando decine di milioni di euro di danni e disservizi nella fornitura di energia elettrica e nelle telecomunicazioni. Tenuto conto che in molti casi il furto di rame è diventato business della criminalità organizzata, si prevede la punibilità espressa con pena detentiva più aspra se il reato è commesso in forma associata. La proposta di legge interviene introducendo nel codice penale il nuovo art. 624-ter. Seppure già nel 2013 il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, avesse introdotto in materia una specifica aggravante di furto, l’effetto fondamentale della introduzione di un’autonoma fattispecie di reato, come notato dal relatore Giuseppe Berretta (PD), consente che la determinazione della sanzione da parte del giudice venga sottratta al bilanciamento delle circostanze. Questa iniziativa nasce dal grido di allarme di piccole aziende, magari a dimensione familiare, che, dall’oggi al domani, si sono trovate senza energia e, dunque, senza la possibilità di poter continuare la produzione e di lavorare, a causa dell’azione criminosa di alcuni, che rubano cavi di rame per rivenderli nel mercato nero. Un materiale che è diventato prezioso – persino quotato in borsa – e che ha, poco a poco, alimentato un mercato illecito di dimensioni enormi. Per queste ragioni, il provvedimento ha trovato la condivisione anche di tutti coloro che operano nel mondo produttivo, nell’energia, nei trasporti, nelle comunicazioni, dall’Enel alle Ferrovie dello Stato, le cui reti sono divenute, ormai da anni, fonte di approvvigionamento di singoli come di associazioni criminali. Approfondisci qui
Mozioni Vito ed altri n. 1-01346, Cozzolino ed altri n. 1-01384, Fiano, Pizzolante, Monchiero, Fauttilli ed altri n. 1-01385 e Piras ed altri n. 1-01386 concernenti iniziative per il rinnovo dei contratti dei comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine e delle forze armate
Con la mozione di impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile, anche attraverso la previsione dello stanziamento di risorse finanziarie nel disegno di legge di bilancio in corso di presentazione, per proseguire e rafforzare le iniziative già messe in campo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, con specifica attenzione al rinnovo dei contratti nel settore del comparto sicurezza, alla luce della delicatezza e dell’impatto di questo settore sui bisogni dell’intera collettività. Questo Governo ha già incrementato la spesa pubblica per la sicurezza, basti pensare che lo stanziamento iniziale di competenza per il dipartimento della pubblica sicurezza nell’anno 2011 era di 7.375.220.000 euro; nel 2016 7.950.000 euro. E’ arrivato dunque il momento di impegnarsi per il rinnovo dei contratti che, oltre ad essere una scelta politica, è un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore.
Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4-bis)
La crescita in Italia è tornata positiva nel 2014, ha accelerato nel 2015 e si sta rafforzando nel 2016: le revisioni al rialzo recentemente operate dall’ISTAT sui dati annuali del PIL 2014 e 2015 hanno determinato a consuntivo un’evoluzione dell’economia italiana più positiva di quanto rilevato, non solo in termini di prodotto ma ancor più in termini di occupazione (588.000 occupati in più ad agosto 2016 rispetto a febbraio 2014). Il ritmo della ripresa, tuttavia, è rallentato dalla durezza della doppia e profonda recessione che ha caratterizzato il periodo 2009-2013 e ulteriori ostacoli sono rappresentati dal peggioramento delle prospettive di crescita a livello internazionale, che rispetto alle attese risultano modeste, diseguali e caratterizzate da significativi rischi al ribasso. In particolare l’Eurozona appare esposta al rischio di prolungata bassa crescita più di altre regioni nonostante le politiche monetarie messe in atto dalla Banca centrale europea. Il Governo, fin dal suo insediamento, ha perseguito una strategia orientata al rilancio degli investimenti, pubblici e privati e, in modo particolare, al sostegno dei consumi interni, attraverso l’aumento del reddito disponibile delle famiglie e la riduzione della pressione fiscale, scesa dal 43,6 del 2013 al 42,1 del 2016, fattori chiave assieme all’ambizioso programma pluriennale di riforme strutturali, che sta contribuendo a migliorare la competitività del sistema produttivo. Per rimettere in moto la crescita non bastano però soltanto le politiche fiscali che pur sono state efficaci: occorre puntare sugli investimenti privati e pubblici (già in ripresa dal 2015), in vari campi: l’edilizia scolastica e ospedaliera, la riqualificazione urbana, il contrasto al dissesto idrogeologico, la sicurezza sismica, l’innovazione e la ricerca, in primo luogo nel Mezzogiorno, attraverso gli enti locali; confermando le scelte del 2016 per il Fondo pluriennale vincolato, e avendo superato il patto di stabilità interno, con una programmazione seria degli investimenti pubblici. Serve anche incentivare le politiche sociali per combattere l’aumento delle disuguaglianze, partendo dalle politiche per l’istruzione, dopo il forte investimento sulla scuola, un’attenzione particolare va posta al diritto allo studio universitario; a quelle per il lavoro e per la parità di genere; le politiche di contrasto alla povertà ed a favore delle famiglie in difficoltà economica, con risorse aggiuntive rispetto a quelle già stanziate. E ancora il finanziamento adeguato del Sistema sanitario nazionale per assicurare l’erogazione dei nuovi LEA, l’accesso alle cure, il finanziamento dei trattamenti innovativi. C’è poi la grande questione della previdenza: con il confronto con le organizzazioni sindacali si stanno affrontando questioni fondamentali: innalzamento della no tax area per i redditi da pensione, il cumulo gratuito dei periodi contributivi, le forme di sostegno all’uscita flessibile dal mercato del lavoro; l’aumento dei trattamenti pensionistici di importo basso, le misure in favore dei lavoratori precoci ed usuranti, la flessibilità della previdenza complementare. Si chiede dunque al Governo di innalzare, già nel Documento programmatico di bilancio da inviare alle autorità europee, l’obiettivo di indebitamento netto per il 2017 fino a un massimo dello 0,4 per cento del PIL, in considerazione sia del prolungamento della fase di debolezza dell’economia, sia per interventi, anche di natura eccezionale, che consentano di mettere in sicurezza il territorio, il patrimonio abitativo e le infrastrutture scolastiche, nonché di fronteggiare il fenomeno migratorio attraverso strategie anche di natura strutturale.