Premessa
Nella settimana la Camera ha approvato un disegno di legge per la tutela del risparmio del settore creditizio e una in materia di organizzazione e composizione dei seggi elettorali.
Ha tenuto banco negli stessi giorni e dopo la direzione del Pd del 13 febbraio la possibile scissione.
Sull’argomento si sono scritte molte cose: la hanno fatto dirigenti di partito e commentatori politici, media e giornali. Poco da aggiungere dal punto di vista dell’analisi politica. Se non qualche breve considerazione.
– La rottura del Partito Democratico sarebbe un danno per il Paese perché il Partito Democratico rappresenta in Italia e in Europa la barriera principale al populismo in un tempo in cui la sua avanzata è minacciosa e potente: da Trump a Marine Le Pen.
– La sinistra ha conosciuto molte scissioni: di quelle avvenute nella storia questa apparirebbe la meno spiegabile e la più dannosa per le sue ricadute.
– Immaginare che la sinistra possa essere più forte e più efficace nella promozione dei suoi valori e delle sua visione dividendosi e tornando indietro è pressoché paradossale nel sistema politico attuale italiano e internazionale. E naturalmente la scissione farebbe resuscitare il centro destra così come già oggi ha messo in ombra la crisi del M5S.
– Il Partito Democratico ha rappresentato l’esperienza originale di incontro tra culture riformiste diverse al servizio del cambiamento del Paese, a sinistra: verso un Paese più moderno, più solidale, più accogliente. Una grande speranza per milioni di persone.
Considerazioni che spiegano migliaia di appelli e raccolte di firme di queste ore che chiedono responsabilità e unità.
Da troppo tempo peraltro la polemica politica interna ha superato il livello di guardia: un partito, una comunità non può reggere il logoramento continuo.
Il congresso è appunto l’occasione per il confronto sulle idee e sulla leadership: con l’impegno al rispetto delle idee e della leadership che avranno la maggioranza. Il congresso e non la scissione.
Disegno di legge: S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (A.C. 4280)
La Camera dei deputati ha approvato definitivamente, il 16 febbraio, il disegno di legge di conversione del decreto-legge del 23 dicembre 2016, n. 237.
Il decreto-legge ha lo scopo di arricchire gli strumenti a disposizione del Governo e del sistema creditizio italiano per evitare che le crisi di alcuni istituti bancari degenerino nella loro liquidazione.
Gli interventi contenuti nel provvedimento non interessano il complesso del sistema bancario italiano che, a dispetto di quello che si potrebbe credere, è piuttosto solido. Tra le 600 banche presenti in Italia, infatti, meno di una decina si trovano in crisi o in difficoltà.
Il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato del 12 gennaio 2017, ha sottolineato che nel dibattito che si è sviluppato sui temi del risparmio e del settore creditizio si è a volte gettato discredito sull’intero settore bancario italiano alimentando una percezione negativa in Italia e all’estero, sbagliata e non motivata, ritenendo che si tratti di un atteggiamento dannoso, che mette a repentaglio la fiducia su di un settore vitale per l’economia, per la crescita, per il lavoro.
La Banca d’Italia ha rilevato, nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato del 17 gennaio 2017, come la situazione dei mercati possa creare rischi sistemici, per i singoli Stati membri e per l’area nel suo complesso, che richiedono la predisposizione di un sistema di sostegno finanziario pubblico da attivare in caso di necessità.
Le norme comunitarie prevedono, con riferimento ai risultati degli stress test, la possibilità di interventi pubblici precauzionali di ricapitalizzazione nel settore bancario per evitare gravi perturbazioni dell’economia e per preservare la stabilità finanziaria.
A dicembre le Camere hanno autorizzato il Governo a emettere titoli del debito pubblico, fino a un massimo di 20 miliardi di euro per l’anno 2017, allo scopo precauzionale di ripatrimonializzare, ove necessario, istituti che non presentano problemi di solvibilità, ma che non hanno superato i test di resistenza a ipotetici scenari avversi.
Il provvedimento autorizza il Ministero dell’economia e delle finanze a concedere, con diverse modalità e nel rispetto delle regole europee sugli aiuti di Stato, sostegno pubblico alle banche italiane in esito delle prove di stress dell’Unione europea e del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism-SSM).
In particolare si autorizza il Ministero dell’economia e delle finanze a concedere la garanzia dello Stato su passività di banche italiane e su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia alle banche italiane per fronteggiare gravi crisi di liquidità.
Il 19 gennaio 2016, il MEF ha adottato provvedimenti di concessione della garanzia dello Stato dell’accesso alla liquidità nei confronti di Monte dei Paschi di Siena, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Banca Etruria.
Inoltre il decreto-legge autorizza il MEF a sottoscrivere o acquistare azioni di banche italiane che hanno l’esigenza di rafforzare il proprio patrimonio in relazione alle carenze di capitale evidenziate nello scenario avverso di una prova di stress.
Il provvedimento è ispirato al principio del burden sharing, in virtù del quale la banca e i suoi azionisti devono contribuire in modo sostanzioso al risanamento dell’istituto di credito. Si stabilisce inoltre che la concessione della garanzia da parte dello Stato sulle passività delle singole banche sia onerosa.
Gli interventi di risanamento hanno una natura temporanea. La banca risanata deve essere restituita al mercato. Non può essere utilizzata, questa modalità, per ripianare le perdite.
Il decreto, che pure è intervenuto in un contesto economico segnato dalla crisi del gruppo Bancario MPS, rappresenta un grande passo in avanti sulla strada della riorganizzazione del sistema bancario. Il provvedimento rappresenta dunque uno strumento importante per affrontare, senza gravare sui contribuenti, le difficoltà di uno dei più grandi gruppi bancari italiani, ma delinea contemporaneamente un insieme di misure che potrebbero in futuro essere utilizzate per affrontare altre situazioni di crisi.
Il testo contiene infine delle misure e degli interventi volti a sviluppare l’educazione finanziaria, previdenziale e assicurativa. Approfondisci qui
Proposta di legge: Nesci ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l’elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l’elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale (A.C. 3113-A); e dell’abbinata proposta di legge: Giuseppe Guerini ed altri (A.C. 3675)
Il provvedimento interviene in materia di organizzazione e composizione dei seggi elettorali, in occasione delle consultazioni elettorali comunali, politiche e referendarie con due obiettivi fondamentali: rafforzare gli strumenti di trasparenza nell’esercizio del voto e conseguente riduzione del rischio di inquinamento e voto di scambio; e prevedere il voto fuori dal comune di residenza a cittadini elettori temporaneamente domiciliati, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, in occasione delle consultazioni referendarie, elezioni al Parlamento europeo e calamità naturali. Si è ribadita l’esigenza di approvare al più presto un testo unico, di cui c’è già delega da parte del Parlamento al Governo, ormai da tempo. Gli interventi in materia di urne e cabine vanno a rafforzare il tema della trasparenza, ma è soprattutto investendo nella responsabilità e nell’etica dei singoli, dei cittadini oltre che dei cittadini elettori che partecipano alla formazione dei seggi, che si può veramente raggiungere l’obiettivo di un esercizio del voto libero, democratico e trasparente. Condividiamo la previsione di esclusione dalla partecipazione alla composizione dei seggi per chi ha ottenuto condanne penali, anche in primo grado, per reati di mafia, associazione mafiosa, reati contro la pubblica amministrazione, voto di scambio o reati colposi che prevedono una pena oltre i due anni, in quanto partecipare ai seggi non è un diritto, ma un dovere, mentre è interesse generale dello Stato garantire elezioni libere e l’autorevolezza nell’esercizio del voto. Riteniamo importante essere ritornati al sorteggio degli scrutatori, in quanto se è vero che va garantita la partecipazione dei cittadini e, soprattutto, la copertura dei seggi, è anche vero che va garantito il ricambio generazionale e, anche, la non politicizzazione eccessiva nella partecipazione ai seggi. Infine il voto fuori sede per le persone temporaneamente domiciliate. La proposta di legge si proponeva l’obiettivo di consentire il voto anche alle elezioni politiche di Camera e Senato da parte di chi è temporaneamente domiciliato fuori sede e questo non è stato possibile, nonostante possiamo condividere il principio, in quanto c’è una distanza ancora importante rispetto a come ottenere questo risultato; nella proposta iniziale l’obiettivo era quello di far votare nel comune di domicilio, ma per il collegio di residenza, i temporaneamente domiciliati; mentre, oggi, noi abbiamo delle eccezioni, per le persone fuori sede, che votano nel comune di domicilio ma per il collegio di domicilio e questa è una differenza dirimente, perché votare nel domicilio per il comune di residenza vuol dire allestire degli aspetti organizzativi particolarmente problematici, mentre consentire ai domiciliati di votare nel collegio di domicilio può anche voler dire modificare l’esito del voto, soprattutto nelle città industriali e universitarie. Un risultato importante è il fatto di aver raggiunto, invece, una posizione comune per consentire il voto dei temporaneamente domiciliati nel comune di domicilio in occasione delle consultazioni referendarie, in occasione delle elezioni al Parlamento europeo, purché all’interno della stessa circoscrizione, e il voto per i volontari e i soccorritori nei luoghi delle calamità naturali, un aspetto problematico che si era verificato anche nell’ultimo referendum, equiparando, quindi, volontari e soccorritori alle forze dell’ordine.