Premessa
Questa settimana la Camera ha votato il provvedimento tramite cui si abolisce lo strumento che regolava il così detto lavoro accessorio, e cioè i voucher.
Per approfondimenti più tecnici sul contenuto del decreto si veda più avanti. Qualche chiarimento politico sulla loro abolizione è necessario. Troppo spesso la polemica politica prescinde dalla verità:
1) Che ci fosse un abuso nell’utilizzo dei voucher o un loro uso improprio era testimoniato dalla esplosione del loro numero. Cioè un uso diverso da quello di strumento per pagare un lavoro saltuario, occasionale, non organico, non prevedibile. Perché questi dovrebbero essere i voucher.
Per cui il Pd – prima della raccolta firme per promuovere il referendum – aveva iniziato la discussione di una proposta di legge per impedire l’abuso o l’uso improprio e il Governo per la stessa ragione ne aveva deciso la tracciabilità.
L’elemento di fondo, quello che ha fatto la differenza in questi anni, è stato il 2012, quando la legge Fornero ha esteso il loro utilizzo anche ai settori dell’industria, dell’edilizia e dei trasporti .
Nel 2016, il 50 per cento dei voucher venduti, quindi circa 73 milioni, hanno riguardato proprio questi settori. Ci sono 5.000 imprese complessivamente che utilizzano la metà dei voucher. Stiamo parlando, prevalentemente, di imprese strutturate, non della piccola impresa familiare, non dell’impresa dove ci sono uno o due dipendenti.
2) La scelta di evitare il referendum è una scelta saggia: il referendum, essendo un sì o un no, avrebbe avuto come esito o il mantenimento di uno strumento che comunque andava modificato o l’abrogazione dei voucher che lasciava aperto il problema della retribuzione del lavoro occasionale. Invece del sì o no abbiamo scelto di aprire un confronto con le parti sociali per trovare uno strumento per il lavoro occasionale più rispettoso dei diritti delle persone e funzionale per le imprese e le famiglie
3) Il Governo ha subito detto che in tempi brevissimi saranno definiti nuovi strumenti
4) Stupisce che autorevoli componenti di gruppi di opposizione della commissione lavoro sostengano che l’abolizione dei voucher in questa breve fase di transizione, (si possono usare fino al 31/12 voucher comprati fino alla data del decreto) dicano che non c’è che il nero in alternativa. Esistono altre forme e tipologie contrattuali anche se sicuramente più costose e meno semplici
5) Infine la filosofia del job act è del tutto contraria ai voucher perché è centrata sulla priorità del lavoro stabile e il superamento della precarietà, tanto per essere precisi…
Disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l’abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti (A.C. 4373)
Le disposizioni contenute nel decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, composto di soli tre articoli, sopprimono l’istituto del cosiddetto voucher dall’ordinamento giuridico al fine di contrastare il ricorso a pratiche elusive e favorire l’affermazione di forme di lavoro più stabile. Una deformazione dell’originale finalità dell’istituto, prevista dal decreto legislativo n. 276 del 2003 ha portato a un abuso quantificabile, in base ai dati INPS, in oltre 130 milioni di voucher venduti nel 2016 (ossia il doppio di quelli venduti nel 2014), a fronte di prestazioni di più di un milione e mezzo di lavoratori. Mentre con riferimento alla disciplina in materia di appalti di opere e servizi, si ripristina integralmente la responsabilità solidale del committente con l’appaltatore nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori, per garantire una miglior tutela in favore dei lavoratori in essi impiegati. Le norme realizzano un effetto abrogativo analogo a quello che discenderebbe dall’abrogazione referendaria, con l’unica differenza di prevedere anche una disciplina transitoria sull’utilizzabilità dei voucher richiesti entro l’entrata in vigore del decreto stesso.
Con questo decreto abbiamo l’occasione, Governo e Parlamento, di avviare un confronto serio e concreto, anche attraverso il confronto con le parti sociali, per realizzare nuovi strumenti, oltre naturalmente ai tanti che già esistono, che offrano ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese la possibilità di affrontare il lavoro occasionale garantendo le giuste tutele ai lavoratori, la flessibilità per le famiglie e una corretta concorrenza fra imprese, che non si riduca ad una semplice e mera riduzione dei costi del lavoro. Approfondisci qui