Premessa
Questa settimana la Camera ha ripreso le attività approvando il rendiconto dello Stato e l’assestamento del bilancio per il 2016 e due relazioni della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Veneto e Sicilia.
Ma la settimana è stata caratterizzata, ancora una volta, da terribili episodi di violenza contro le donne. Tiziana Cantone, ragazza di 29 anni della provincia di Napoli, si è suicidata in seguito alla diffusione, contro la sua volontà, di un video hard diventato virale. Tiziana, prima di suicidarsi, aveva provato a combattere per riappropriarsi della sua vita, voleva cambiare identità, si era trasferita e aveva denunciato i siti che avevano diffuso il video. Ma evidentemente la battaglia contro il cyber bullismo non può essere vinta da una persona. E’ importante dunque che la Camera abbia avviato la seconda lettura della legge contro il cyberbullismo che si chiuderà la prossima settimana. L’assenza di regole o la lentezza e complicazione per l’applicazione di quelle che ci sono, come “il diritto all’oblio” consegna strumenti potenzialmente infiniti e incontrollabili ai violenti del web. Un sistema di cui non sono vittime soltanto gli adolescenti, più propensi a condividere la propria vita su internet, ma anche, come emerge da questa vicenda, gli adulti. Il parlamento ha, dunque, il dovere di occuparsene e di agire su più piani: da quello della educazione a quello dei controlli e delle sanzioni.
Sarà una legge che amplifica i diritti perché la rete è libera se ha delle regole, se non ne ha può diventare al contrario uno strumento che amplifica a dismisura la violenza come la realtà ci dimostra.
Disegni di legge: Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2015 (A.C. 3973); Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2016 (A.C. 3974-A)
L’analisi del provvedimento va svolta alla luce della strategia di programmazione economica di natura pluriennale avviata dal Governo al suo insediamento nel 2014. I principali obiettivi di questa strategia sono stati innanzitutto di natura macroeconomica e, in particolare, il consolidamento del processo di crescita. Gli strumenti principali sono le riforme strutturali e gli stimoli agli investimenti privati e pubblici e ai consumi in un quadro di miglioramento delle condizioni di competitività del nostro apparato produttivo che permetta di stimolare le esportazioni e di consolidare l’equilibrio dei conti con l’estero. Il tutto in un contesto di consolidamento delle finanze pubbliche tale da ridurre sia il deficit che il debito rapportati al prodotto interno lordo. La riduzione del carico fiscale e la maggiore efficienza della spesa e dell’azione delle pubbliche amministrazioni rappresentano i capisaldi di questa strategia che sta progressivamente dando risultati importanti. Dopo tre anni consecutivi di contrazione l’economia italiana è tornata tendenzialmente a crescere sia pure accusando recentemente un leggero indebolimento causato da fattori internazionali che hanno colpito peraltro non solo il nostro Paese. Il nostro tasso tendenziale di crescita rimane inferiore a quello medio dei nostri partner europei ma questo è un problema che esiste da almeno venti anni ed è su un’inversione di questa tendenza che è impegnato il Governo e la maggioranza che lo sostiene proprio attraverso il processo di riforme in corso. Proprio su questi aspetti il Governo italiano ha avviato da tempo un confronto continuo e costruttivo con la Commissione Europea finalizzato a consolidare a livello europeo l’azione di sostegno alla creazione di occupazione attraverso investimenti, in particolare di infrastrutture. Il Piano Juncker da questo punto di vista va assolutamente rafforzato sia nelle dimensioni che nella velocità di realizzazione delle iniziative.
Relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17)
Il Veneto nel panorama nazionale rappresenta già da alcuni anni un’eccellenza, sia per i risultati ottenuti con la raccolta differenziata, che si assesta oltre il 64 per cento, il recupero e il riciclaggio, sia per i valori di produzione pro capite di rifiuti urbani. Accanto alle eccellenze sono diversi i punti critici però emersi in particolare nella gestione dei rifiuti speciali: il cosiddetto giro bolla e la miscelazione illecita di rifiuti, soprattutto pericolosi, che in un territorio con 1.500 impianti di trattamento di rifiuti speciali, il cui puntuale controllo risulta effettivamente difficile da realizzare malgrado l’impegno dell’ARPA Veneto, permettono che vengano comunque conferiti e smaltiti materiali in maniera illecita mediante la falsificazione dei documenti di accompagnamento; la presenza, poi, emersa dagli atti giudiziari e dalle affermazioni della DDA di Venezia, di una diffusa omertà da parte degli operatori economici in grado di sostenere, pur senza una presenza diffusa della criminalità organizzata, un sistema illecito di smaltimento, preoccupante alternativa a quello legale. Un sistema che ha permesso che miscele di rifiuti pericolosi siano state ampiamente immesse sul mercato come materia prima secondaria e diffusamente utilizzate, anche in opere pubbliche, come i sottofondi stradali e ferroviari (ad esempio il caso emblematico della Valdastico Sud). Un sistema che ha come unico scopo il profitto, nella totale noncuranza delle conseguenze sull’ambiente e sulla salute umana. Poi la pesante eredità, rimasta a carico dei cittadini, di molti dei 485 siti contaminati in cui hanno operato società che per lunghi anni hanno gestito illecitamente i rifiuti speciali, anche pericolosi, e che dopo il sequestro degli impianti sono state dichiarate fallite. C’è poi la questione dei fanghi di depurazione, la cui quantità in eccesso rispetto alle effettive esigenze di mercato spesso non è trattata adeguatamente e viene distribuita sui terreni agricoli. La stesura di questa relazione ha coinciso con l’approvazione della «legge sugli ecoreati», un provvedimento atteso da anni che punisce, ma che soprattutto vuole essere un valido strumento per chi agisce nella legalità e arrivare allo scopo principale: il ripristino dei luoghi, che sta dando dei frutti concreti, come testimoniato da Legambiente, che ha raccolto i primi dati relativi all’applicazione della legge e che dimostra come fra i reati contestati, le persone denunciate e i sequestri si arriva ad un risparmio di legalità di quasi 24 milioni di euro.
Relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20)
La risoluzione riguarda una relazione sulla situazione dei rifiuti in Sicilia che è davvero una situazione di estrema gravità. In Sicilia, infatti, c’è la presenza di un sistema di illegalità diffuso e radicato che è di fatto il vero ostacolo ad una vera soluzione di problemi che sono presenti nella regione da decenni. L’illegalità trova terreno fertile nella mancanza di programmazione, nella mancanza di controllo. L’emergenza viene da lontano: il primo commissariamento è del 1999, l’obiettivo era porre fine al modello di smaltimento fondato su una discarica per ogni singolo comune, con l’obiettivo di rispettare quanto previsto dal «decreto Ronchi» anche in termini di obiettivi di raccolta differenziata. Il risultato che si è raggiunto è purtroppo molto diverso da quello sperato: sono state chiuse le piccole discariche, ma sono state sostituite da quattro discariche più grandi, che fanno tutte riferimento a soggetti privati e che di fatto sono l’ossatura (ad eccezione della discarica di Palermo, Bellolampo, che è gestita da un soggetto pubblico ma che è in una situazione di inefficienza e di grave rischio per l’incolumità e per l’ambiente nella zona di Palermo nella quale si trova) di quello che è il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia, sostanzialmente e interamente fondato ancora sulla discarica. Il 2002 è l’anno in cui vengono compiute scelte scellerate: in quell’anno si decide di avviare la realizzazione di quattro megainceneritori e si decide di costituire 27 ATO, ambiti territoriali ottimali, e la costituzione dei 27 ATO di fatto toglie ai comuni le proprie competenze e genera una gravissima crisi finanziaria, soprattutto per la gestione non trasparente e interamente in deficit che viene svolta all’interno degli ATO, che vengono utilizzati essenzialmente come strumento di consenso. Nella relazione si scrive un’espressione molto forte, «differenziazione dell’investimento illecito». Gli stessi gruppi, infatti, sono presenti in tutte e due le partite: sono sia nella gara dei quattro megainceneritori e sono nella gestione delle quattro grandi discariche private, ognuna delle quali con criticità rilevantissime.
Ratifiche
Sono stati approvati i seguenti disegni di legge di ratifica.
Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d’Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l’11 luglio 2014 (A.C. 3086-A); Disegno di legge: S. 2107 – Ratifica ed esecuzione dell’Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014 (A.C. 3766); Disegno di legge: S. 2193 – Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015 (A.C. 3768) Disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell’Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013 (A.C. 3867-A) Disegno di legge: S. 1331 – Ratifica ed esecuzione dell’Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011 (A.C. 3940); Disegno di legge: S. 1661 – Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell’Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012 (A.C. 3943); Disegno di legge: S. 1946 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell’Iraq, dall’altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l’11 maggio 2012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall’altra, fatto a Phnom Penh l’11 luglio 2012 (A.C. 3944)