Questa settimana la Camera ha approvato in prima lettura la legge bilancio che coniuga equità e crescita. Qui potete trovare una scheda di sintesi e qui un video che riassume le novità sulla parte previdenziale con una avvertenza.
Nel corso dell’esame della legge in commissione sono stati approvati 3 emendamenti che alle norme già previste e descritte nel video aggiungono:
-ampliamento della platea esodati che porta il numero dei salvaguardati a 30700
-proroga di opzione donna alle lavoratrici dipendenti nate nell’ultimo trimestre 1958 e alle lavoratrici autonome nate nell’ultimo trimestre del 1957
-cumulo gratuito di contributi versati in diverse gestioni anche per i professionisti.
Dalla legge di bilancio arrivano novità importanti sia per la crescita, con le risorse che finanziano l’innovazione con Industria 4.0, che per la vita quotidiana delle persone: dall’aumento del fondo per la non autosufficienza, ai 2 miliardi in più per la sanità, all’aumento delle pensioni minime, alle nuove regole per andare in pensione entrambe frutto di un confronto serio con le organizzazioni sindacali, al sostegno alla maternità, al congedo obbligatorio di paternità, alle risorse per la lotta contro la violenza contro le donne, a quelle per aiutare fiscalmente la contrattazione aziendale, alle risorse per il pubblico impiego che hanno consentito finalmente dopo 7 anni il rinnovo del contratto per tremilioni e 300.000 persone.
La polemica politica elettorale di basso profilo dell’opposizione ha definito queste scelte di equità “marchette elettorali”.
Ma questa è la settimana in cui i cittadini saranno chiamati a votare per il Referendum Costituzionale del 4 Dicembre.
Dossetti nei lavori della costituente più volte ebbe a dire che la prima parte della Costituzione era destinata a durare perché quella dei valori e che la seconda a cambiare perché quella degli strumenti. Su questo si voterà il 4 dicembre: cambiare bicameralismo perfetto e con esso il processo di formazione delle leggi che non ha similitudini in Europa eliminando il ping pong attuale e l’abuso conseguente dei decreti legge; ampliare gli strumenti della partecipazione democratica con l’introduzione del referendum propositivo e l’abbassamento del quorum per quello abrogativo supportato da 800.000 firme, aumento del numero delle firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare a cui corrisponde la certezza dell’esame parlamentare; definire chi fa che cosa superando il pasticcio della legislazione concorrente tra Stato e regioni;
qualificare la democrazia con il vincolo dell’equilibrio della rappresentanza tra donne e uomini in parlamento e nei consigli regionali.
Chi sostiene che la riforma è imperfetta e ne promette una migliore dice una bugia: ci sono voluti più di 30 anni per fare ciò che già i padri e le madri costituenti si erano ripromessi e che l’Ulivo prima e Italia Bene Comune poi avevano inserito nel loro programma.
Senza contare che l’eterogeneità del fronte del No impedisce per definizione un progetto di riforma alternativo a quello, imperfetto, che andrà al voto il 4 dicembre.
Imperfetto ma che è stata preceduto dai lavori di una commistione dei saggi, poi seguito dalla consultazione pubblica on-line, poi ha avuto 6 letture parlamentari, 2 anni di discussioni, 122 modifiche.
Veramente Basta un sì