Nella settimana dal 5 al 9 Giugno al alla Camera l’unico argomento in discussione è stata la legge elettorale arrivata in aula dopo lunghi mesi di discussione in commissione e sulla base di un accordo tra Partito democratico, Movimento 5stelle, Forza Italia e Lega. L’inizio della discussione in aula ha però coinciso con il suo epilogo. I fatti sono noti: il M5stelle ha votato a favore dell’emendamento di una deputata di Forza Italia, Micaela Biancofiore, per l’estensione al Trentino Alto Adige della nuova legge elettorale nazionale. L’estensione avrebbe violato accordi internazionali per le tutele delle minoranze con l’Austria e accordi politici con l’SVP. Per questa ragione l’approvazione di quell’emendamento non poteva far parte e non faceva parte dell’accordo tra le 4 forze politiche che l’avevano respinto insieme in commissione. Un disguido tecnico del meccanismo di voto ha rivelato che dietro lo scudo del voto segreto il M5stelle aveva violato il patto. I fatti nudi e crudi sono questi. Sono fatti che si prestano a molte valutazioni politiche:
– Che le regole democratiche, e la legge elettorale è una di queste, siano scritte dalla maggior parte delle forze politiche è un fatto importante perché tutto il Paese le riconosca nonostante l’asprezza della contrapposizione politica. Un fatto utile per la pacificazione del Paese si è detto, quando qualche giorno fa l’ obiettivo sembrava raggiunto. Nulla a che vedere con accordi – inciuci, con lo snaturamento cioè dell’identità e del programma di ciascuna forza politica;
– il Presidente della Repubblica aveva invitato le forze politiche a impegnarsi per raggiungere quell’obiettivo;
– la sentenza sull’Italicum della Consulta e quella precedente sul Porcellum hanno modificato e non cancellato le leggi elettorali preesistenti che nella nuova formulazione sono auto-applicative e quindi utilizzabili ma hanno differenze tra di loro: e anche su questo il Presidente della Repubblica era intervenuto chiedendo alle forze politiche di trovare un accordo e che quell’accordo consentisse la omogeneizzazione dei due sistemi vigenti.
– la legge elettorale proporzionale su cui l’accordo sembrava essersi realizzato era distante da quello auspicato dal Partito Democratico che ha iscritto nella sua identità la scelta di un sistema maggioritario e che dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum aveva riproposto il Mattarellum. In ultima istanza per trovare un punto d’incontro con le altre forze politiche il Pd aveva elaborato un sistema misto, il Rosatellum. Quindi l’accordo con le altre forze politiche sul sistema proporzionale è stato un passo indietro netto del Pd maturato per 2 ragioni: l’invito del Presidente della Repubblica e la priorità di un gesto utile per consentire di allargare il più possibile l’accordo sulle regole;
– il Movimento 5 stelle ha dimostrato tutta la sua inaffidabilità o meglio la sua impossibilità strutturale di essere interlocutore credibile. È una forza politica attraversata da violente lotte intestine – e le vicende romane l’avevano ampiamente dimostrato – e unita solo dai no e perciò incapace di scegliere e anche questo era già emerso nelle discussione parlamentare sulle Unioni civili.
Ora si è chiusa una pagina che difficilmente si potrà riscrivere con le stesse modalità. Di sicuro non subito.