Votiamo contro il decreto del fare

By July 26, 2013 Lavoro parlamentare

 

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Signor Presidente, annuncio il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà a questo decreto dal titolo così evocativo, così importante e contemporaneamente, almeno per noi, così deludente. Noi abbiamo tre ragioni principali per le quali siamo contrari.
Il primo motivo è che consideriamo questo decreto totalmente inadeguato ad affrontare la crisi; per la verità abbiamo sentito in discussione generale importanti e autorevoli esponenti, come si usa dire, della maggioranza dire la stessa cosa, abbiamo sentito il presidente Realacci dire che è un decreto senza visione, abbiamo sentito l’onorevole Tabacci insistere su questo punto. Anzi, colgo l’occasione per dire all’onorevole Tabacci che non condividiamo il suo ottimismo. L’onorevole Tabacci diceva: non c’è una visione, proviamo a costruire una visione in questa Aula. Ora tutti questi giorni che abbiamo alle spalle mi pare dimostrino esattamente il contrario. Qui non si costruisce una visione che non c’è. Ma il tema, l’elemento che noi vogliamo proporre in questa prima considerazione è che non c’è questa visione, non ci può essere, si sbaglia il Presidente Letta quando ci dice, dal giorno del suo insediamento, che si può fare politiche efficaci anche senza politica. Non è così. E tutte le azioni che sono state fatte dall’inizio del Governo a oggi dimostrano questa non esaltante verità. Certamente non è esaltante per noi, non ne siamo contenti e l’Italia sta male veramente.

  Ora, il decreto, appunto, non costruisce le strade per uscire dalla crisi, perché c’è un punto che questa strana maggioranza per definizione strutturalmente non può risolvere ed è il tema non solo di come si esce dalla crisi ma che per uscire dalla crisi bisogna affrontare la redistribuzione della ricchezza in un Paese così diseguale, il secondo Paese tra i Paesi OCSE dopo l’Inghilterra. Se non si affronta questo nodo i «pannicelli caldi» o le misure spot non aiuteranno né a costruire i piccoli passi né a costruire la strada.
Ma, c’è una seconda ragione altrettanto importante. Ho detto prima che non c’è una visione, però non è vero che non ci sono scelte. Ci sono scelte e sono scelte, Presidente, a nostro avviso paradossali, perché mentre noi diciamo, almeno dal nostro punto di vista, che bisogna ridurre le spese militari a proposito di dove ci sono le risorse per fare le scelte che servono, in questo decreto l’articolo 48 fa diventare agente d’arma lo Stato. Noi diciamo che il modello di sviluppo fondato sulla svalorizzazione del lavoro fa vedere i suoi effetti ma vorremmo esattamente il contrario. In questo decreto vediamo, invece, che l’idea dello sviluppo e della semplificazione che vengono proposte è l’abbassamento delle tutele sulla sicurezza sul lavoro. L’INAIL continua a dire che l’80 per cento delle imprese non sono a regola. I morti sul lavoro si contano e ancora oggi a Pescara è esplosa una fabbrica. Insomma, si va in quella direzione, mentre noi diciamo che bisogna investire sulla sicurezza del territorio, sul paesaggio, perché lì si crea lavoro, direttamente stimolando gli investimenti privati. Noi qui sul decreto ci troviamo la sagoma, cioè ci troviamo il fatto che si può ricostruire dopo aver distrutto senza rispettare le sagome degli edifici.
Mentre noi diciamo e sappiamo che i salari italiani sono il 20 per cento di quelli europei troviamo qui, nel Paese più diseguale d’Europa, le retribuzioni dei manager che vengono… altro che quelli dei manager pubblici e della pubblica amministrazione forniti di un tetto, ma quel tetto viene negato anziché essere esteso. Mentre noi parliamo di investire sulla scuola troviamo, all’articolo 58, la riduzione delle spese per la pulizia degli edifici scolastici. Altro che scuole più aperte, altro che investimenti nelle scuole.
Quindi, non è vero che non ci sono scelte. Ci sono scelte paradossali. Non c’è una visione e non si può fare una politica efficace senza una visione ma si possono fare scelte. Qualcuno ha parlato di «marchette». Francamente, a me pareva di più un decreto come il decreto «mancia» di fine legislatura, quando si cerca di accontentare le diverse visioni e i diversi punti di vista.
Poi c’è una terza ragione. Il presidente Boccia nella sua relazione iniziale ha detto: «Guardate, qui ci sono strade nuove» e ha parlato dell’agenda digitale, capitolo imbarazzante visto che per l’ennesima volta si ridefinisce la governance.  Diceva il Presidente Boccia: «strade nuove e piccoli passi». Il punto, però, è sempre quello della direzione. La direzione di marcia è sbagliata. I piccoli passi verso una direzione sbagliata non fanno meno male ma sono analogamente sbagliati.

  Infine, Presidente, noi non possiamo fare finta che stiamo facendo una normale dichiarazione di voto in coda ad una normale discussione. Non è così ! Noi abbiamo passato giorni e notti faticosissime, prima in Commissione e poi in Aula. Sinistra Ecologia Libertà ha sempre detto di volere usare gli strumenti parlamentari con dovizia, senza esagerare nell’uso dell’ostruzionismo, dedicandolo a scelte considerate importanti. Non è di questo che stiamo parlando né giudichiamo le scelte di altri gruppi parlamentari perché vogliamo dire questo: una maggioranza così ampia, come mai ha avuto la Repubblica italiana con questo Governo, per definizione ha la responsabilità di comporre le visioni diverse su cui non si può eccepire in democrazia (uno ce l’ha e l’altro ne ha una diversa). Ma è alla maggioranza che spetta il compito di ricomporre verso una soluzione che aiuti l’Italia a reggere questo Parlamento come un Parlamento utile. Ed è questo l’invito che facciamo.

  Concludendo, ma veramente sostenere, come noi sosteniamo, che le riforme istituzionali vanno discusse con l’agio e il rispetto che è dovuto ad ipotesi di cambiamento della Costituzione, veramente è un braccio di ferro che la maggioranza deve sostenere ? Veramente questa è una responsabilità che si deve assumere ? Noi pensiamo di no.

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