Nota sui lavori parlamentari

By August 21, 2013 Lavoro parlamentare

Ieri la Camera ha riaperto per un atto dovuto

I fatti
L’art.77 della Costituzione prevede che entro 5 giorni dall’emissione di un eventuale decreto, il decreto stesso venga presentato nel ramo del Parlamento nel quale poi inizierà il suo percorso parlamentare. La norma della Costituzione è molto precisa e chiarisce che ciò deve avvenire anche se in quel momento le Camere fossero sciolte e indette nuove elezioni. Il decreto dovrà poi essere convertito entro 60 giorni durante i quali le norme previste sono comunque operative.
Negli anni è successo moltissime volte che durante la pausa delle vacanze estive o natalizie la Camera sia stata convocata per la presentazione di un decreto.
Nel nostro caso il Governo ha emesso il 16 agosto il decreto sulla sicurezza che contiene (non solo ma anche) norme contro la violenza sulle donne. La Presidenza della Camera aveva l’obbligo costituzionale di convocare la Camera per comunicarlo e assegnarlo alle Commissioni per l’esame di merito: la 1 Commissione (Affari Costituzionali) e la 2 Commissione (Giustizia).
Di fronte ad un atto dovuto il M5stelle ha innescato sui media e nella Rete una polemica particolarmente aggressiva nei confronti della Presidente della Camera e in generale del Parlamento. La polemica in Aula è stata sgradevole, a tratti volgare e veramente pretestuosa fino al punto di sostenere che potevano essere versati ai Centri antiviolenza i 150 mila euro del costo diretto e indiretto della seduta della Camera: come dire che senza applicare la Costituzione si risparmia!!! Al M5stelle si è aggiunta la Lega con parole particolarmente offensive sempre rivolte contro Laura Boldrini.

La valutazione politica
Era evidente in ogni caso che il messaggio positivo al paese (anche se di atto dovuto si trattava) della Camera che inizia l’iter del decreto sul femminicidio ha infastidito il racconto che il M5stelle fa del Parlamento (luogo maleodorante, morti che camminano ecc…) perché riduce la rendita di posizione di chi ha lucrato sulla rabbia delle persone per la distanza della politica e delle Istituzioni. Analogamente – e probabilmente per le stesse motivazioni- tutto il lavoro fatto in questi mesi dall’ufficio di Presidenza della Camera per rendere più trasparente il Parlamento, ridurre le spese, cambiare il Regolamento è stato sempre ostacolato dai componenti grillini dell’Ufficio di Presidenza.

Il decreto
Naturalmente la seduta di oggi non era convocata per la discussione di merito sul decreto. Per quanto ci riguarda siamo consapevoli sia del suo valore simbolico sia dei suoi limiti che vanno dall’aver mescolato nello stesso decreto la violenza sulle donne con altri temi alcuni dei quali particolarmente delicati (il controllo del territorio attraversato dalla Tav) alla modalità “securitaria”con cui la violenza contro le donne viene affrontata dimenticando la stessa lezione della Convenzione di Instanbul e della mozione votata alla Camera contro il femminicidio. Nella mozione si individuavano le radici della violenza contro le donne nell’incapacità degli uomini a relazionarsi con la libertà femminile. Per questo il decreto per essere efficace va molto modificato. All’azione di “sicurezza” (quale?) va accompagnata la prevenzione della violenza che parte dalla scuola, dalla cultura e dal rafforzamento dell’autonomia delle donne.
Nel nostro intervento oggi abbiamo chiesto il coinvolgimento delle associazioni e dei centri antiviolenza nell’iter del decreto per una sua valutazione “competente”.

Il lavoro dell’Aula
Oggi i gruppi parlamentari erano tutti presenti. Il meno numeroso (4 persone) era il Pdl. Noi eravamo in 8 (Di Salvo,Nicchi,Sannicandro,Melilla,Marcon,Matarrelli,Airaudo,Paglia)
Sono intervenuti: Di Salvo,Sannicandro,Melilla.

Infine
Abbiamo depositato oggi una interrogazione urgente sulla disperata situazione del Cie di Gradisca su cui Serena Pellegrino ha molto lavorato

2 Comments

Leave a Reply