Ho presentato un’interrogazione parlamentare e ho chiesto alla Ministra Bonino di venire immediatamente a riferire in aula sulla vicenda delle Pussy Riot, il gruppo punk- rock Russo. Ecco il testo dell’interrogazione:
Interrogazione a risposta scritta
Alla Ministra degli affari esteri.
Per sapere, premesso che:
– il 17 agosto tre ragazze appartenenti al gruppo punk-rock Russo “Pussy Riot” (Yekaterina Samutsevich, Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova) sono state condannate a due anni di carcere. A febbraio, per protestare contro il regime di Vladimir Putin, le tre ragazze erano entrate nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e avevano suonato sull’altare. Un mese dopo sono state arrestate con l’accusa di comportamenti violenti e oltraggiosi. In Russia e nel resto del mondo sono nate molte manifestazioni di solidarietà. Il 10 ottobre Yekaterina Samutsevich è stata rilasciata e ora si trova in libertà vigilata;
– nell’agosto 2013, Maria Alekhina è stata trasferita campo di lavoro di Nizhnii Novgorod. In una lettera aperta diffusa il 23 settembre, Nadezhda Tolokonnikova aveva reso noto di aver intrapreso uno sciopero della fame in segno di protesta per il trattamento ricevuto nella colonia penale in cui è detenuta da quasi un anno, tra cui l’obbligo di lavori forzati in “un modo che ricorda la schiavitù” e le minacce di morte ricevute da un dirigente del campo di lavoro e da altre detenute. Per questo è stata messa in isolamento;
– il 26 agosto 2013 Maria Alekhina ha informato telefonicamente alcuni amici che la colonia penale ha fatto distruggere alcune lettere a lei indirizzate, perché contenevano “critiche di regime e nei confronti del sindaco di Mosca Sergei Sobianin”;
– il 30 agosto l’avvocato Irina Khrunova, difensore di Maria Alekhina, ha depositato un appello alla Corte di Nizhnii Novgorod chiedendo che venga rivista la sentenza e che le venga concesso di scontare la pena svolgendo lavori di pubblica utilità, in alternativa alla detenzione. La data dell’udienza di appello non è stata stabilita;
– Amnesty International ha denunciato che dal 22 ottobre, giorno in cui è stata prelevata dalla colonia penale, non è chiaro dove si trovi Nadezhda Tolokonnikova. Una fonte dell’amministrazione penitenziaria avrebbe informato il marito circa il possibile trasferimento verso una colonia penale in Siberia;
– l’amministrazione penitenziaria russa ha confermato il giorno 13 novembre che Nadia Tolokonnikova si trova in quarantena in un carcere del territorio di Krasnoyarsk, nel nord della Siberia. Lo ha reso noto il responsabile della Ong per i diritti umani della Russia, Vladimir Lukin, all’agenzia Interfax. ”Mi e’ stato detto che al momento la donna si trova in infermeria nel penitenziario del territorio di Krasnoyarsk. Non appena la quarantena sara’ terminata, i legali e i familiari di Nadia Tolokonnikova saranno informati, nel giro di due o tre giorni, su dove si trova”, ha spiegato Lukin. Il responsabile per i diritti umani della Russia ha fatto sapere all’agenzia Interfax di ”aver dovuto chiedere notizie sulla Tolokonnikova alla sede centrale del Servizio penitenziario russo, dato che l’ufficio di Krasnoyarsk continuava a smentire che la donna si trovasse in un carcere della zona;
– Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità Russe per la scarcerazione di Nadia e Maria, essendo state arrestate solo per aver espresso pacificamente le proprie idee e quindi essendo prigioniere di coscienza. Chiedono che le due donne siano rilasciate immediatamente e senza condizioni, di garantire che durante la loro permanenza in carcere non vengano maltrattate dal personale carcerario o dai detenuti, e che siano loro assicurati regolari contatti con le loro famiglie e i legali: –
– quali misure la Ministera interessata intende adottare per difendere i diritti umani e per sostenere il diritto alla libertà di espressione;
– se non ritenga necessario verificare le condizioni di Nadezhda Tolokonnikova e perché si trovi in quarantena;
– se non ritenga necessario, per quanto di competenza, agire per la scarcerazione di queste due prigioniere di coscienza.
On. Titti Di Salvo