La cosa giusta oggi è commemorare Peppino Impastato. Non governare con persone corrotte e colluse.
La cosa giusta sarebbe smetterla di parlare di “crescita” come se dovesse piombare dal cielo, e cominciare a investire sul lavoro. Con un piano del lavoro verde che tramite investimenti pubblici indirizzi investimenti privati che servano, ad esempio, per la messa in sicurezza e la salvaguardia del territorio. Per non vedere più la nostra Italia sommersa dal fango e dalla sofferenza.
La cosa giusta sarebbe smetterla di parlare di grandi opere come la Tav, il Mous o il ponte sullo stretto e investire sulle piccole opere. Come rimettere in sicurezza le scuole. Una su tre non è a norma. Sarebbe giusto dare ai nostri figli la possibilità di crescere ed imparare in strutture belle, accoglienti e funzionali. Esattamente come i loro coetanei europei.
La cosa giusta sarebbe ratificare la convenzione di Istambul e rifinanziare i centri anti violenza. Non parlare di femminicidio come un problema di ordine pubblico, di “difesa delle donne”, come ha fatto il neo ministro Alfano, ma come un problema culturale, politico e sociale che si combatte a partire dalla scuola e solo se gli uomini se ne fanno carico.
La cosa giusta sarebbe rifinanziare la cassa integrazione in deroga, risolvere il problema degli esodati, rinnovare i contratti della pubblica amministrazione in scadenza, cancellare le due leggi Fornero che hanno prodotto e continuano strutturalmente a produrre disastri, smetterla di perder tempo a parlare di regole del mercato del lavoro e cominciare a discutere di sviluppo sostenibile, ad investire su scuola università e ricerca, a dare speranza e diritti a quel 38% di giovani esclusi dal lavoro e dalla cittadinanza.
La cosa giusta è non dividere la politica dalle scelte politiche perché se le politiche non sono guidate da una visione sono ininfluenti contro la crisi. Anzi producono veri e propri disastri.
Per queste e altre cose giuste molti hanno votato la coalizione “Italia Bene Comune”. Noi quel patto con gli elettori vogliamo rispettarlo e portarlo avanti. Per questo l’11 maggio saremo in piazza S. Apostoli a Roma.